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La biodiversità in Italia

Coccinella septepunctata

Mediterraneo, evoluzione di una antica ricchezza

Il bacino del Mediterraneo è il centro di origine di molte specie animali e vegetali oggi allevate e coltivate anche ben oltre i suoi confini.
La grande ricchezza di specie si deve al millenario processo di evoluzione in situ del germoplasma indigeno, all'incrocio con popolazioni provenienti da altre regioni, alle millenarie attività umane di domesticazione e di miglioramento genetico.
La Biodiversità è la varietà degli esseri viventi che popolano la Terra e si misura a livello di geni, di specie, di popolazioni e a livello di ecosistemi.
Molte le definizioni di biodiversità, secondo l'OCSE per biodiversità si intende la "variabilità tra gli organismi viventi provenienti da qualsiasi origine, inclusi gli ecosistemi terrestri, marini e acquatici e i complessi ecologici di cui questi sono parte; ciò comprende la diversità all'interno delle specie, tra le specie e degli ecosistemi". Sulla base delle relazioni fra biodiversità e mondo rurale, si distinguono tre livelli principali di biodiversità:
- diversità tra le specie, intesa come numero di popolazioni di specie selvatiche coinvolte in attività agricole e forestali;
- diversità genetica, all'interno delle specie, relativa alla diversità dei geni tra le specie domestiche di piante e di animali ed i loro "progenitori" selvatici;
- diversità degli ecosistemi, formati dalle popolazioni e dalle specie significative per l'agricoltura.

Il bacino del Mediterraneo è il centro di origine di molte specie animali e vegetali oggi allevate e coltivate anche ben oltre i suoi confini. La grande ricchezza di specie si deve al millenario processo di evoluzione in situ del germoplasma indigeno, all'incrocio con popolazioni provenienti da altre regioni, alle millenarie attività umane di domesticazione e di miglioramento genetico.

L'Italia possiede un altissimo patrimonio di biodiversità grazie alla grande varietà di climi e di ambienti presente sul suo territorio. Senza considerare i batteri, le alghe e i funghi, il numero di specie di piante superiori nel nostro Paese è di circa 6.700 a cui vanno aggiunte le 1.130 specie di muschi. Se si escludono le specie ornamentali che non rivestono interesse agricolo, le specie coltivate nel nostro Paese sono 665.

Per quanto riguarda gli animali, in Italia sono state accertate circa 55.600 specie. Solo due animali su cento sono vertebrati, mentre otto su dieci sono artropodi, un gruppo molto vario di organismi che comprende crostacei, aracnidi, miriapodi e soprattutto insetti che, da soli, rappresentano due terzi degli animali italiani.

Le specie di uccelli presenti in Italia sono circa 500. Di queste, poco meno della metà sono migratrici regolari, comprese le nidificanti, mentre un terzo sono sedentarie. L'abbondanza di specie di uccelli rispecchia da un lato la grande varietà di habitat presenti grazie all'estensione nord-sud del nostro Paese e al suo sviluppo altitudinale, dall'altro la posizione strategica che rende la penisola italiana un naturale ponte sul Mediterraneo frequentato dai migratori negli spostamenti tra i quartieri di nidificazione nel nord Europa e i quartieri di svernamento in Africa.

Quasi la metà delle specie minacciate o in declino è legato agli ambienti agricoli. Questo dato evidenzia, oltre al fatto che gli uccelli sono un indicatore di biodiversità, l'importanza della prosecuzione, o in alcuni casi dell'avvio, di azioni di conservazione della natura rivolte agli habitat agricoli italiani tramite le politiche agricole regionali, nazionali e comunitarie.

La combinazione tra il processo di selezione naturale operato dall'ambiente e quello di selezione artificiale messo in atto dall'uomo ha permesso l'evoluzione di moltissime varietà vegetali e razze animali localmente adatte alle condizioni ambientali, alle esigenze colturali e alla necessità delle economie di sussistenza o di mercato.

La variabilità intraspecifica, che riguarda le differenze genetiche tra le popolazioni appartenenti alla stessa specie, è un grande patrimonio in quanto permette di disporre dei caratteri genetici idonei all'ambiente colturale, resistenti agli stress ambientali e alle malattie.

Da anni ormai sono in atto processi di perdita di biodiversità intraspecifica noti anche come fenomeni di "erosione genetica" che mettono a rischio di estinzione sia le specie vegetali ché le razze animali di interesse agrario.
Secondo una stima della Fao, per le risorse agrarie vegetali, circa tre quarti del patrimonio disponibile all'inizio del secolo scorso è stato perduto.

In Italia, sono state censite numerose razze tra equidi, bovini, ovini, caprini e suini, considerate in condizione critica o minacciate di estinzione. La conservazione delle specie a rischio di estinzione è particolarmente utile nelle aree ad agricoltura tradizionale dove è più facile garantire l'integrazione tra la risorsa genetica, l'ambiente naturale e antropico e sostenere le filiere produttive dei prodotti tipici.

 

I servizi della biodiversità

L'importanza della conservazione della biodiversità non nasce solo da motivazioni di carattere etico, ma sopratutto dal fatto che la vita sulla Terra, compresa quella della specie umana, è possibile principalmente grazie ai servizi forniti dagli ecosistemi che conservano un certo livello di funzionalità che a sua volta dipende dal grado di biodiversità degli ecosistemi stessi. Questi servizi sono vengono raggruppati nei seguenti gruppi:

  • Servizi di fornitura: cibo, acqua, legno e fibre;
  • Servizi di regolazione: stabilizzazione del clima, assesto idrogeologico, barriera alla diffusione di malattie, riciclo dei rifiuti, qualità dell'acqua;
  • Servizi culturali: valori estetici, ricreativi e spirituali;
  • Servizi di supporto: formazione di suolo, fotosintesi, riciclo dei nutrienti;

La visione moderna del rapporto fra uomo e ambiente è quindi quella che riconosce la diversità biologica o biodiversità come elemento chiave del funzionamento dell'ecosistema Terra.

 

Diversità degli ecosistemi agrari e forestali

Le modificazioni del paesaggio e della biodiversità naturale dell'Italia sono da sempre intimamente connesse con i progressi delle civiltà umane che vi hanno abitato e un ruolo predominante è sempre stato rivestito dall'attività agricola. Queste modificazioni, caratterizzate da alcune dinamiche che si sono susseguite nei secoli con il progredire delle conoscenze tecniche e con l'avvento della meccanizzazione, hanno avuto un impatto significativo sulla biodiversità.

Una prima dinamica riguarda il progressivo disboscamento delle foreste avvenuto nei secoli al fine di aumentare le superfici coltivabili e pascolabili. In questo lasso di tempo si è venuto a creare il tipico paesaggio rurale italiano mentre le popolazioni di grossi carnivori e ungulati sono gradualmente diminuite fino a sfiorare l'estinzione (lupo, capriolo italico) o ad estinguersi completamente (lince).

La seconda dinamica che ha modificato il paesaggio italiano e impoverito la sua biodiversità è legata alle grandi bonifiche delle zone umide naturali del secolo scorso. Ciò è stato anche determinato dall'intensificazione delle attività agricole nelle zone con più vocazione come le grandi pianure alluvionali e dall'abbandono dell'agricoltura e del pascolo nelle zone più svantaggiate quali, per esempio, quelle montane.
 
Le trasformazioni delle zone rurali avvenute nell'ultimo periodo hanno avuto un impatto assolutamente negativo sulla biodiversità. Il recupero delle zone umide sia in termini di superficie che in termini di diversificazione e rinaturalizzazione è una priorità assoluta per la conservazione della biodiversità.

Negli ultimi cinquanta anni, la maggior parte dei fiumi italiani è stata oggetto di un'intensa attività da parte dell'uomo che ne ha modificato radicalmente assetti e dinamiche. La creazione di argini e difese spondali di vario tipo, la progressiva e diffusa urbanizzazione del territorio, con la conseguente impermeabilizzazione dello stesso, insieme al diffuso inquinamento delle acque hanno determinato una perdita considerevole della biodiversità e della qualità del territorio, oltre che un incremento del rischio idraulico. L'inquinamento diffuso causato dall'agricoltura è uno dei fattori alla base di questa dinamica.