1. Contenuto della pagina
  2. Menu principale di navigazione
  3. Menu di sezione
 
Rete Rurale Nazionale
Home Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ENRD Stampa Iscriviti alla newsletter RSS Feed Vai al sito in inglese Twitter Facebook Youtube
RRn
 
Cos'è la RRN
AREE TEMATICHE
ARCHIVI
SERVIZI
 

Contenuto della pagina

Forum Forum - Api

Discussione: miglioramento genetico api

<< <
> >>
Autore Messaggio
Giuliano Stracci

Mercoledì 18/03/09 14:44

miglioramento genetico api

Sono apicoltore dal 1984 con lo scopo principale di conoscere la biologia delle api. Dopo 14 anni di studio pratico del pianeta ape, ho iniziato un programma di miglioramento genetico nel mio apiario a partire dal 1998. Sono partito con la convinzione che nella selezione genetica delle api non sono stati applicati per troppi anni i principi della selezione naturale.
Sono fermamente convinto, grazie all'esperienza accumulata, che una delle cause principali dello spopolamento degli alveari è dovuta alla carenza di selezione massale, per questo ho messo a punto un metodo di selezione che ho pubblicato nel dicembre 2007 come allegato lla rivista L'APIS.
Questo metodo mi consente di ottenere ogni anno alcune fattrici che hanno dato vita a colonie che vivono tranquillamente senza alcun tipo di trattamento acaricida o antibiotico.
Posso collaborare a progetti per il miglioramento genetico, ma devo avere la possibilità di applicare i principi che sto applicando da anni

cortini marco

Venerdì 20/03/09 11:51

Re: miglioramento genetico api

non sono un esperto di apicoltura, ma me ne occupo come Responsabile dell'Ufficio Produzioni Animali, vorrei conoscere meglio il metodo di selezione massale del sig. Giuliano Stracci anche con l'invio dell'articolo della rivista l'APIS del dicembre 2007

Massimo Benvenuti

Venerdì 20/03/09 13:30

Re: miglioramento genetico api

Salve, l'argomento risulta di particolare interesse ma sarebbe auspicabile un approfondimento riguardo al protocollo operativo seguito nel metodo di selezione. Risulta infatti importante considerare che la selezione massale è efficace quando la popolazione da selezionare non è molto grande, quando la variabilità genetica tra le colonie è elevata e quando i caratteri da selezionare hanno una elevata ereditabilità.
In ogni caso ogni metodo che consente di ridurre i trattamenti sanitari merita un approfondimento
Cordialità.
Massimo Benvenuti
Uff. SVIRIS x

Andrea Terreni - Unaapi

Mercoledì 25/03/09 02:19

Re: miglioramento genetico api

Condordo con le osservazioni di Benvenuti. La selezione può essere una delle risposte alla varroasi e più generalmente ai problemi che oggi incotra l'allevamento apistico, ma questa deve essere effettuata con approccio scentifico e protocolli ben definiti che ne attestino gli obiettivi, i metodi applicati e soprattutto i risultati effettivamente raggiunti. Metodi diversi e approssimativi possono ingenerare false speranze e conseguentemente delusioni fra gli apicoltori o essere semplici spot pubblicitari.

Giuliano Stracci

Mercoledì 25/03/09 10:28

Re: miglioramento genetico api

Il lavoro che ho effettuato sulla selezione massale delle api è tuttora disponibile su richiesta alla redazione di L'APIS. Questo lavoro, per chi ha una impostazione strettamente scientifica potrebbe essere considerato empirico, ma conduce a dei risultati concreti e ripetibili se applicato sistematicamente e con rigore, questo vuol dire che ricercatore ed operaio devono essere la stessa persona, perché altrimenti non si può avere una sintesi ed una visione d'insieme nella comprensione della biologia delle api, prerogativa necessaria per migliorarne la genetica.
Per quanto riguarda la popolazione su cui applicare la metodica di miglioramento posso dire, in base alla mia esperienza, che è bene procedere da un particolare ceppo e lavorare su quello in una località relativamente protetta dall'inquinamento genetico, questo per non perdere i caratteri selezionati ed inoltre perché, grazie al rituale di accoppiamento dell'ape, che avviene in spazi aerei dove convergono fuchi da varie località, il genoma di questi imenotteri ha raccolto in se stesso, nel corso di milioni di anni, una quantità di variabili enorme che può essere riportato con gradualità in menifestazione da ogni ceppo su cui si lavora. Con questo sostengo che nei cromosomi dell'ape esistono le potenzialità per affrontare tutte le avversità purché si parta da una piccola popolazione eterozigote e si individuino da questa i soggetti migliori (regine discendenti) sui quali ripetere il procedimento nelle generazioni successive, così si ottengono i miglioramenti graduali di cui ho parlato. Del resto la selezione naturale ha agito in tal modo per milioni di anni fin quando l'uomo non è subentrato con "l'apicoltura razionale" rovinando tutto.

mario cariello (amministratore del forum)

Mercoledì 25/03/09 10:32

Re: miglioramento genetico api

Ho spostato l'ultimo messaggio nella sezione di competenza.

Giuliano Stracci

Mercoledì 25/03/09 16:41

Re: miglioramento genetico api

In questo lavoro quel che conta è il risultato, non la devozione ad un unico metodo o gli spot pubblicitari, che tra l'altro senza risultati concreti non servono a nulla, anzi, sono addirittura nocivi.
Come ho già comunicato al Dott. Cariello, con il tempo significativo per testare delle colonie (1 anno) si può già dimostrare la resistenza di una colonia alla varroa, verifica che può essere prolungata anche per 2 o 3 anni in base alla vitalità della regina.
Alla fine quel che conta, l'ho già detto, sono i risultati, le chiacchiere le porta via il vento, quindi bisogna solo decidere se si vuol essere veramente uniti per far qualcosa per le api, l'apicoltura e l'ambiente, o se dobbiamo perdere le energie in assurde competizioni che non servono a nessuno. Fatemi sapere le vostre intenzioni, perchè per la seconda ipotesi non sono disponibile.
Saluti
Giuliano Stracci

Raffaele Dall'Olio

Giovedì 02/04/09 18:03

Re: miglioramento genetico api

Ho letto ed apprezzato i contributi postati, e ritengo in essi vi siano contenute affermazioni corrette ma anche un po' di confusione che avrei il desiderio di chiarire per poterli meglio interpretare.

In primo luogo vorrei un chiarimento su cosa si intende dicendo che per anni non sono stati rispettati i "principi di selezione naturale"; inoltre anche il termine "miglioramento genetico" o i meccanismi di individuazione dei "soggetti migliori" (di per sè concetto piuttosto soggettivo) andrebbe a mio parere chiarito, in quanto derivando queste osservazioni da un apicoltore con anni di esperienza mi viene semplice pensare che si intenda "miglioramento dei caratteri produttivi".. ma potrei anche non esser nel giusto interpretando così queste frasi.. infine a quale "risultato" si fa riferimento, quando si dice che ciò che conta il risultato? nuovamente si parla di risultati produttivi? o forse al fatto che le api sopravvivono in quell'ambiente?

In attesa di chiarimenti in merito, vorrei contribuire anche io con alcune osservazioni:

mi preme sottolineare che biologia dell'ape (selezione naturale dunque) e caratteri produttivi o di interesse apistico non sempre viaggiano di pari passo; in merito, tendenza alla sciamatura ed aggrssività sono i caratteri più emblematici.

il fatto di partire da UN PARTICOLARE ceppo con la selezione da subito esclude gran parte della variabilità genetica insita nella razza; è vero che il genoma nella sua evoluzione ha accumulato variabilità di caratteri al suo interno, ma a mio parere è anche vero che una o poche linee non sono rappresentative del totale.

il condurre gli esperimenti in una località particolarmente protetta nuovamente, se è vero che parzialmente tutela da introgressione genica da parte di altre api (cosa che poi sarebbe tutto sommato ammissibile in un ottica di selezione naturale: i maschi più performanti nel volo riproduttivo si accoppiano..), è anche vero che (alla lunga, non in vent'anni ma in tempi biologici) seleziona api ben adattate a questo ambiente ma che potrebbero non conservare la plasticità genetica necessaria in caso di mutamenti climatico/ambientali;

1 anno mi sembra un tempo non sufficiente a valutare la resistenza alla varroa: dati di bibliografia riportano come venga utilizzato il seme da una regina fecondata naturalmente da più (8-10 fino a 20 in alcune razze) fuchi; soprattutto nel primo anno di deposizione le linee paterne che vengono espresse sono una piccola parte e solo con gli anni all'interno dell'alveare si trovano coorti di operaie che sono rappresentative di tutto il partimonio genetico potenzialmente esprimibile dalla regina.. quindi anche una valutazione sulla "ripetibilità" del risultato ottenuto dovrebbe partire a mio parere da questo presupposto..

.. diverso è il discorso per una regina fecondata artificialmente da uno o due maschi 'prescelti'... ma qui usciamo dalle premesse iniziali di "selezione naturale" e quindi mi aspetto non si faccia riferimento a questa seconda tipologia di regine..

Fermandomi per non risultare logorroico, rinnovo il mio apprezzamento per i contributi letti.

Cordialmente

Giuliano Stracci

Venerdì 03/04/09 14:30

Re: miglioramento genetico api

Ho apprezzato la lettera del Sig. Dall'Olio e provo piacere nel risponderLe.
!) Per anni non sono stato rispettati principi della selezione naturale perché la selezione è stata indirizzatas tutta verso l'ottenimento di caratteri di produttività, docilità e scarsa tendenza alla sciamatura. Il fatto che nel 2009 si parli di problemi collegati al ritorno della peste europea, altre patologie causate da microrganismi e la stessa varroa conferma quello che ho appena detto. Nella selezione che ho effettuato ho visto che fissare una certa percentuale di resistenza a patologie causate da microorganismi è una cosa abbastanza banale, è solo una questione di tempo e lavoro ed i caratteri prevalenti di resistenza si affermano anche selezionando procedendo per generazioni consecutive dalla sola linea femminle, cioè ricorrendo alla fecondazione libera; questo ci conferma che per la resistenza a patologie scatenate da microorganismi entrano in gioco un numero relativamente basso di geni. Per quello che riguarda la resistenza alla varroa il discorso cambia, perchè utilizzando una mia fattrice eterozigote, allo stato attuale sono riuscito ad arrivare ad una resistenza trasmissibile solo su 3 - 5% delle regine discendenti, il rimanente 95 - 97% manifesta più che altro una elevata tolleranza al
parassita e questo permette una migliore risposta ai trattamenti acaricidi, ma no può escluderli, se tali regine sono destinate alla produzione. Questo risultato ci dice che la resistenza alla varroa dipende da più geni rispetto alle altre resistenze. Come avrà capito ho indirazzato la selezione prevalentemente per ottenere i caratteri di resistenza a patologie e parassiti ed in seconda battuta la scarsa tendenza alla sciamatura e la produttività. Questi per me sono risultati ottenuti tra l'altro riutilizzando per anni arnie e favi infetti da tutto e di più, dove si sono sviluppate pesti, virosi, nosema, covata calcificata ecc. ecc. fino a quando dopo 8 anni di massacro,sullo stesso materiale, inserendo nuovi nuclei discendenti non si è sviluppato più nulla di quello che ho detto.

2) Per quello che riguarda l'aggresività, sono riuscito alcuni anni fa a fissare un carattere estremamente docile, ma ho rifatto marcia indietro su questo aspetto, perché ci dobbiamo aspettare tutti da un momento all'altro un'invasione del piccolo coleottero degli alveari, ed in quel caso, probabilmente le famiglie troppo docili periranno o saranno salvate a suon di trattamenti, e produrranno come conseguenza negativa fuchi che trasmetteranno i loro caratteri inadeguati alla nuova avversità.

3) Selezionare da una linea genetica non sarà rappresentativo dell'intera specie, ma lo stesso mtodo può essere applicato ad ogni razza, ed applicandolo nel modo giusto i risultati sono assicurati.

4) Selezionando in un solo ambiente probablmente si perde la capacità di adattamento a tutti gli ambienti, ma è anche vero che ogni ambiente dovrebbe avere le sue api, questo determina la variabilità genetica su scala globale e per eventuali mutamenti climatici inaspettate l'eventuale strage conseguente farà il suo lavoro di selezione.

5) Per la resistenza alla varroa un selezionatore preparato vede già in capo ad un anno il carattere di resistenza, comunque io trattengo la stessa regina resistente anche 2 o 3 anni nello stesso alveare snza mai farla sciamare.
Chiaramente le operaie di una colonia non hanno tutte la sessa genetica, perciò fra di loro vi potranno essere api che non hanno in se il carattere di resistenza alla varroa, come alle altre patologie, ma la colonia va considerata nel suo insieme di individui che lavorano un unico individuo e se il carattere di resistenza si manifesta in una colonia composta da individui eterozigoti, a maggior ragione si manifesterà in una colonia composta da individui omozigoti.
Spero di aver dato una risposta a tutto.
Cordiali saluti
Giuliano Stracci

Sandro Fe'

Lunedì 20/04/09 15:08

Re: miglioramento genetico api

Nella pubblicità di una nota rivista del settore si legge:
API REGINE ottenute da fattrici testate per:
- Resistenza alla varroa
- Resistenza alle virosi connesse alla infestazione della varrroa
- Resistenza alla peste americana
- Resistenza a nosema apis e ceranae
- Resistenza alla peste europea
- Resistenza alla covata calcificata

Non so come sia possibile...!?
ma il patrimonio genetico, il DNA di questa Ape Regina deve essere simile a quello dell'Uomo Ragno.......!!!

<< <
> >>