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Forum Forum - Api

Discussione: mortalità invernali...varroa

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Autore Messaggio
Zacchetti Francesca

Mercoledì 10/03/10 14:48

mortalità invernali...varroa

Anche quest'anno è giunto il momento del bilancio mortalità invernali, ed anche quest'anno pare che le notizie non siano rassicuranti.
Sottolineo MORTALITA' INVERNALI, attribuibili in gran parte a varroa, e non mortalità primaverili, attribuibili in molti casi,tanti accertati senza ombra di dubbio, ad uso ed abuso di agrofarmaci, come a casa mia quando si usavano gaucho, poncho e cruiser.
Mortalità invernali del 30-40% si dice, ma forse è un 50 e se anche fosse un 20 è troppo. Ma chi sono queste persone che perdono così tante api? Coloro che in questi giorni mi chiamano cercando nuclei.
Alcuni sono clienti fedeli, nel senso che tutti gli anni perdono le api.
Quando iniziai a vendere nuclei, le prime volte che il cliente tornava la stagione successiva perché aveva perso le api mi veniva l'angoscia, pensavo che forse gli avevo dato famiglie non sane, ma poi dovetti riflettere sul fatto che le stesse api a casa mia c'erano, e si moltiplicavano..e quindi?
Sono passati più di vent'anni da quando io comprai i miei primi nuclei, dieci.
Dopo una decina di giorni a sette diedi fuoco perché malati di peste americana. Alla consegna sembravano a posto. Poi scoprii che alcuni venditori , perché quelli non sono apicoltori, facevano un bel trattamento con antibiotico un paio di settimane prima della consegna, così la malattia non si vedeva. Ovvio che se su sette di dieci nuclei travasati in arnie nuove con telai nuovi, persino la leva era nuova, compare la peste in dieci giorni,la peste mi è stata venduta volontariamente, spero comunque che quella razza di venditori sia estinta.
Perciò feci qualche nucleo dalle api di un amico generoso, l'anno successivo riprovai il brivido dell'acquisto, andò molto meglio. Da allora non ho mai più acquistato nuclei, nel senso che ho moltiplicato le api a casa mia per far diventare questo hobby una professione . Torniamo ai miei compratori di nuclei, hobbisti. Sottolineo che non voglio certo dire che hobbista corrisponde a cattivo apicoltore e professionista a bravo apicoltore. Per me professionista è colui che ha nella api la sola fonte di reddito, e questo sicuramente è un buono stimolo a fare di tutto per tenerle in vita. A chi mi telefona in questi giorni dicendo che ha perso le api chiedo cosa hanno fatto per la varroa.
Risposte : quello che ho imparato al corso, quello che mi ha detto l'associazione, quello che ho sempre fatto,quello che mi ha detto l'amico,... eh io purtroppo ad agosto devo portare la famiglia al mare,... eh sa, per me è un hobby, non ho troppo tempo. Sono finiti da un pezzo i tempi in cui le api si mettevano lì..e loro si arrangiavano , i tempi in cui se il vicino ti diceva che gli sarebbe piaciuto avere le api gli regalavi una famiglia, perché era così facile moltiplicarle.
Ma coloro che hanno seguito le istruzioni ricevute, per lo più adoperando timolo ed ossalico, perché hanno perso tante api? Io da anni gestisco il controllo della varroa con timolo ed ossalico, e le mie perdite invernali vanno dall'1 al 5 %.Ora ho introdotto l'uso del blocco di covata, non su tutte per motivi che non sto a spiegare, ed i risultati sono piacevolmente sorprendenti. In realtà qualche anno fa persi un bel po' di api , decisi che su una parte degli alveari non volevo fare il trattamento estivo, in parte perché ogni tanto faccio scelte da deficiente, in parte per stanchezza cronica dovuta all'estate caldissima; a settembre mi resi conto dei danni sulle api procurati dalla mia deficienza , forse potevo ancora fare qualcosa, ma andai in vacanza. Persi la metà di quegli alveari non trattati in estate. Tra l'altro è facile cadere nella stanchezza cronica sul finire della stagione: il miele è a casa, l'allevamento regine, come nel mio caso, è in chiusura,la stanchezza è tanta, e ci si rilassa, ma con le api non ci si deve e non ci si può rilassare, soprattutto nei mesi di agosto, settembre ed ottobre( parlando del nord Italia), il lavoro di quel periodo è fondamentale ai fini di un buono svernamento degli alveari.
Non racconto tutto ciò per dirvi..oh ma quanto sono brava, in realtà ogni anno a fine inverno quando apro gli alveari e vedo che le api sono vive e magari anche vegete mi chiedo quale santino protettore devo ringraziare e mi dico che sono fortunata. Mi trovo bene con timolo ed ossalico ma non ci sono corrette istruzioni d'uso per questi prodotti , pertanto capisco perché alcuni mi dicono : ho fatto tutto ciò che mi hanno detto ed ho perso le api. Forse dare istruzioni d'uso precise sull'utilizzo è il primo errore.
Gli evaporanti hanno variabilità di efficacia a seconda della stagione, della posizione e della popolosità dell'alveare, bisogna imparare a leggere la situazione di casa propria, CASO PER CASO.
Per l'ossalico invernale gocciolato, io uso quello, si consiglia spesso di trattare in assenza di covata con temperature tra i 10e i 12 gradi, ma queste due variabili insieme e su tutti gli alveari si verifica ogni dieci anni, quindi ci si deve mettere nelle condizioni di poter ripetere il trattamento all'occorrenza,bisogna fare una scelta personale, ed ogni volta bisogna verificare l'efficacia de trattamento.
Qualcuno in questi giorni mi dice che ha perso le famiglie per nosema, anche i miei quattro cadaveri di quest'anno hanno evidenti segni di nosema, ma guarda caso erano quattro famiglie da me segnate quest'autunno nelle quali non riuscivo ad abbassare adeguatamente il livello di infestazione di varroa, e ad un certo punto mi sono detta, ok se dovete crepare crepate! E le vicine stanno benissimo, sono in un apiario in mezzo al parco, zona fredda , umidissima, famiglie invernate con scorte di miele di melata, insomma ce l'ho messa tutta per assemblare i fattori predisponenti per il nosema , ma solo quelle quattro famiglie hanno avuto problemi!
Pare stia iniziando una nuova era di dialogo e di rapporto tra apicoltura e servizi veterinari, tra apicoltura e ricerca, gli apicoltori chiedono nuovi prodotti, nuove strategie,nuove attenzioni sanitarie per le nostre api. Ben venga tutto per carità,e ne abbiamo davvero bisogno, ma dobbiamo essere consapevoli del fatto che i trattamenti naturali avranno sempre una variabilità di efficacia legata a fattori che l'apicoltore deve imparare a leggere, interpretare. Nuove molecole chimiche? Ben vengano , ma anche per quelle abbiamo imparato tutti che dopo 3-4-5- anni arriva la resistenza della varroa. E chi ha scelto di usare la comoda striscia chimica e poi oziare tranquillo ha visto che arriva l'anno dell'assuefazione, e tutte le perdite che si è risparmiato negli anni precedenti arrivano in una sola volta e poi bisogna lavorare una stagione per rimetter in piedi la propria azienda.
Insomma ci potranno fornire un 'ampia scelta di prodotti, nuovi e più comodi metodi di applicazione, ma a poco serviranno se non impareremo tutti a prestare attenzione ed impegno a ciascuna singola situazione e variabile di casa nostra.
Alcune ASL parlano di piani territoriali di lotta alla varroa, ben vengano pure quelli, significherà che verranno a casa mia a controllare se ho fatto ciò che dovevo? Boh!Saranno ben venuti, purché non vengano sempre e solo a casa mia. Io faccio apicoltura stanziale e solo una volta ho avuto un "vicinissimo" di api sciagurato, le mie parevano ben contente di saccheggiare le sue mezze morte, ma la gestione sanitaria fu per me un vero incubo.
Certi apicoltori non sono soggetti a nessun tipo di controllo perché sono "piccoli", ma quale enorme danno può creare un piccolo apiario mal curato? Ovvio, peggio ancora se l'apiario è grosso di un grosso apicoltore.
Credo che la premessa necessaria per un buon piano di lotta alla varroa e di gestione sanitaria sia l'impegno, la coscienza, la preparazione, l'attenzione, la costanza di tutti coloro che decidono di tenere le api e che la diffusione di regole d'uso dei prodotti possono creare più danni che vantaggi, perché l'apicoltore talora, e non solo i neofiti talora, se ha fatto ciò che gli è stato detto si sente tranquillo, invece la prima regola è stare sempre all'erta.


LUCA LONDEI

Lunedì 22/03/10 23:21

Re: mortalità invernali...varroa

Il grosso problema secondo me è il nemico di sempre: la Varroa.
Non abbiamo strumenti sia naturali che di sintesi adatti per poterla contenere, e le perdite in termini di alveari sono sempre più significative.
Inoltre ultimamente visto le crescenti difficoltà nel far sopravvivere le api ci si orienta verso l'utilizzo di acidi organici(ossalico e formico) nei modi più diparati, con grossi e sottovaluti rischi per L'operatore che pur di salvare la vita delle api, rischia la propria.
C'è poi da rilevare che siamo un settore piccolo nel quale nessuno investe e nel quale nessuno mette a disposizione strumenti adeguati per lavorare.
Inoltre, i controllori non riescono a capire la reale situazione in cui versa il settore: così invece di aiutarci e fornirci qualche strumento efficace per far soproavvivere le api attuano verifiche sempre più approfondite e mirate.
Sono più che daccordo che il consumatore debba essere tutelato, ma a noi apicoltori chi ci tutela?

rossetti antonio

Lunedì 03/05/10 20:15

Re: mortalità invernali...varroa

uso timolo e acido ossalico gocciolato da anni , alterno apistan controllo cadute varroa ma inizio primavera ho sempre il 40% di orfanita' cosa sbaglio????? saluti cordiali

Vincenzo Stampa

Venerdì 07/05/10 08:09

Re: mortalità invernali...varroa

Non posso fare a meno di iniziare con un complimento a Francesca per la precisione la correttezza e la chiarezza con cui ha trattato l'argomento. Riguardo ai trattamenti voglio aggiugere sotanto che è buona regola imparare a praticare a fondo un metodo fini a padroneggiarlo, non farsi prendere dal panico facendo un poco di tutto e SOPRATUTTO indirizzarsi verso metodiche non chimiche. In passato tutti, dico TUTTI, si sono sentiti in dovere di dare una giustificazione "scientifica" a metodiche inventate da apicoltori, vedi caso ossalico, avallando e suggerendo metodiche che di scientifico non hanno niente; ad esempio c'è qualcuno che ha studiato e scoperto il meccanismo con cui agiscono contro la varroa gli acidi organici o le sostanze aromatiche? Che io sappia no.
Bell'esempio di scientificità!
Termino con una domanda: perché la stessa foga non è stata applicata nello studio e nella diffusione di metodi biologici di controllo della varroa, che ci sono e funzionano?
Blocco di covata, metodo Campero, metodo Mussi.
Forse è una cosa troppo difficile per certi "scienziati".

Vincenzo Stampa
(chimico-apicoltore)

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