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Piano di gestione fiume Po. Resoconto del sesto incontro tematico "Equilibrio del bilancio idrico. Impatti dei cambiamenti climatici"

Fiume PO

Parma 6 maggio 2009

Garantire un "valore normativo" adeguato del Piano di gestione del distretto idrografico del Po, contribuendo a definire efficaci strategie di adattamento dell'agricoltura ai cambiamenti climatici, anche attraverso la definizione di appropriati criteri di irrigazione. Queste le priorità emerse dall'incontro tematico dal titolo "Equilibrio del bilancio idrico. Impatti dei cambiamenti climatici", svoltosi a Parma il 6 maggio scorso.
Si tratta del sesto di una serie di appuntamenti che hanno lo scopo di promuovere la partecipazione attiva per la realizzazione del Piano di Gestione del distretto idrografico del fiume Po.
All'incontro tematico hanno preso parte, oltre ai rappresentanti della Rete Rurale Nazionale (Ismea e Inea), i principali stakeholders istituzionali e non del settore quali le Regioni del distretto padano (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna), le Università degli Studi di Milano e Torino, il Politecnico di Milano, l'Istituto Gora, i principali Istituti di ricerca (Ispra, Cnr Irpi, Cer, Centro Epson Meteo), Confagricoltura, l'Anbi e i Consorzi dell'Adda e del Ticino.
Gli effetti dei cambiamenti climatici sulla quantità e la qualità dell'acqua del bacino del Po si riflettono direttamente sull''equilibrio idrico all'interno del territorio attraversato dal maggior fiume d'Italia, soprattutto alla luce dell'incremento della domanda idrica che si è avuto a partire dal 2003.
L'aumento delle temperature medie influisce sull'abbondanza e la distribuzione delle precipitazioni amplificando la frequenza e l'intensità degli eventi estremi, quali piogge intense, gelate tardive, fenomeni siccitosi con effetti estremamente negativi sia sull'ambiente che sulle attività antropiche connesse con l'utilizzo dell'acqua, a partire da quelle agricole.
Questo nuovo scenario comporta la necessità di intervenire per migliorare la capacità di "adattamento" di un distretto come quello padano, in cui l'incidenza dell'impiego idrico è notevole, e di pianificare un reindirizzo della gestione della risorsa idrica in un'ottica di risparmio e di utilizzo più efficiente.
L'attuale inadeguatezza del quadro conoscitivo non permette di definire in modo soddisfacente il bilancio idrico a scale di bacino e sottobacino, anche in ragione della difficoltà nel reperimento e organizzazione dei dati.
Risulta quindi necessario migliorare la circolazione delle informazioni e utilizzare modelli matematici aggiornati e in grado di costruire scenari di evoluzione del clima, anche al fine di valutare la sostenibilità dei sistemi economici-insediativi e di ridurre la domanda complessiva di acqua.
Le azioni da intraprendere sono state individuate, tra le altre, nella messa a punto di linee guida per il calcolo del fabbisogno in agricoltura, nella riduzione delle "dispersioni" dei canali irrigui e di bonifica e nella valutazione di un uso coordinato della acque sotterranee/superficiali, con ricarica naturale e artificiale delle falde.