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Comitato sulla Politica territoriale nelle aree rurali: strategia di sviluppo rurale - il Caso Italia

Paesaggio rurale Italia

Conferenza internazionale dell'OCSE, Parigi 2 Dicembre

Nell'ambito della presentazione sono state discusse alcune questioni emerse nel rapporto:

Importanza di istituire un sistema di valutazione degli interventi nelle aree rurali "rural proofing"
Le riforme fiscali hanno determinato un ruolo più autonomo nelle decisioni di spesa per le regioni. Questa tendenza verso una maggiore capacità di spesa a livello subnazionale porta a due riflessioni: in primo luogo, in considerazione della maggiore importanza riconosciuta agli attori locali, ci si chiede se abbiano capacità e strumenti sufficienti per affrontare le nuove sfide. E' stata messa in evidenza la necessità di disporre, a livello locale (regionale e subregionale), di organismi di "raccordo" in grado di individuare i fabbisogni territoriali e di utilizzare in modo appropriato i fondi UE, nazionali e regionali, secondo un approccio di tipo integrato. Altro aspetto, non meno importante, della devolution in atto è che tale processo sembra limitare la capacità delle istituzioni centrali di coordinare le azioni dei governi regionali in materia di politica rurale e, soprattutto, la possibilità di verificarne le politiche. Se, da un lato, la presenza di diversi modelli di governance (modello tradizionale, misto e centralizzato) rappresenta un'innovazione, dall'altro costituisce un elemento di complessità, per la valutazione degli interventi nelle zone rurali. A questo scopo viene proposta l'attuazione di un sistema di "rural proofing", sul modello inglese, che sia mirato a favorire un processo di valutazione più collaborativi tra i diversi livelli di governo, che si concentri sulle esigenze del territorio e definisca di conseguenza gli stanziamenti di fondi.

 
 

Un approccio più mirato a sostenere le sfide sociali e ambientali proprie delle aree rurali

Le aree rurali italiane sono soggette a sfide strutturali, in quanto l'invecchiamento della popolazione e lo spopolamento potrebbero pregiudicare alcuni servizi pubblici essenziali. La maggiore concentrazione della popolazione anziana -nel 2006 l'Italia presentava il terzo più alto valore, nell'ambito dei Paesi OCSE, del rapporto tra popolazione sopra i 65 anni e al di sotto dei 15 (141/100)- è un fenomeno che procede di pari passo con la povertà e compromette la sostenibilità dell'attuale sistema di istruzione, accrescendo al contempo la richiesta di servizi di assistenza sanitaria. Questi processi in atto nelle aree rurali sono in parte contrastati dall'immigrazione, in quanto nell'ultimo decennio il numero dei lavoratori stranieri nelle aree rurali è cresciuto, ponendo delle sfide, in termini di integrazione all'interno delle comunità rurali. Tra gli altri aspetti da considerare: la proliferazione urbana e la mancanza di servizi adeguati di trasporto pubblico, che portano all'aumento degli spostamenti dei pendolari con macchine private e al conseguente impatto sull'inquinamento; la degradazione del suolo e l'inquinamento delle acque, di cui l'agricoltura è, in parte responsabile, che danneggiano l'ambiente rurale. L'approccio italiano allo sviluppo rurale, tuttavia, non sembra attribuire sufficiente importanza alle sfide sociali e ambientali nelle aree rurali e si concentra in modo prioritario sul settore primario, in termini di competitività del settore agroindustriale e forestale e produttività dell'agricoltura. Queste considerazioni degli esperti OCSE, si basano sull'analisi del quadro di bilancio. L'allocazione finanziaria evidenzia, infatti, che nell'ambito dello stanziamento FEASR, pari ad 8292 miliardi di euro, meno del 20 % delle risorse è destinato alle misure dell'Asse III volte a sostenere la qualità della vita nelle aree rurali e la diversificazione dell'economia rurale, cioè aspetti più ampi di economia e società rurale. Anche per l'iniziativa Leader che consente un approccio più ampio allo sviluppo rurale attraverso iniziative locali, quali i Gruppi di Azione Locale (GAL) e i Progetti Integrati Territoriali (PIT) è previsto un supporto insufficiente, che non tiene conto delle potenzialità di promuovere lo sviluppo e la diversificazione delle comunità rurali.

 

Strategia di sviluppo rurale più ampia e più focalizzata sulle esigenze territoriali, attraverso un coordinamento interministeriale

Esiste il rischio -sostiene l'OCSE - che una strategia di sviluppo rurale focalizzata sulla competitività economica a breve termine in un singolo settore si riveli insostenibile nel lungo periodo. Indirizzare il sostegno delle politiche verso il raggiungimento di economie di scala e prezzi più competitivi del settore agricolo, potrebbe determinare una riduzione della forza lavoro rurale, la perdita delle tradizioni culturali e ambientali e, quindi, compromettere lo sviluppo rurale sostenibile. L'attuale quadro nazionale per le politiche di sviluppo rurale è fortemente condizionato dai finanziamenti UE, ma vi è incertezza sul dopo 2013, in quanto non si sa ancora se l'Italia continuerà a ricevere un sostegno allo sviluppo rurale di livello significativo. A questo riguardo, un nuovo approccio della politica di sviluppo rurale, soprattutto se focalizzato su un'approfondita analisi territoriale, potrebbe migliorare l'efficacia degli investimenti pubblici, riducendo per il futuro la necessità complessiva di finanziamenti. In questa ottica, l'Italia potrebbe trarre un importante vantaggio da una strategia di sviluppo rurale più ampia, meglio rispondente alle esigenze nazionali, che preveda il coinvolgimento di attori rurali provenienti da diversi settori economici, sociali e ambientali, e realizzata attraverso partnership più attive di tutti i Ministeri coinvolti. In questo senso, risulta significativa l'esperienza della Spagna che ha costituito un Consiglio interministeriale per lo sviluppo rurale, un interessante esempio in termini di governance, in quanto consente una visione d'insieme delle politiche, includendo aspetti quali la sanità, l'istruzione, il welfare e la tutela ambientale.

 

Conoscenza più dettagliata delle aree rurali, raccogliendo più indicatori e non solo quelli agricoli

Dal rapporto emerge anche l'importanza di migliorare la qualità dei beni locali collettivi e pubblici, al fine di favorire la competitività di tutti i soggetti in una data area. Allo scopo di identificare gli interventi specifici necessari a rafforzare una serie di fattori economici chiave, sarebbe necessario, a livello nazionale e regionale, ampliare la rete di indicatori sociali, economici e ambientali riferiti alla realtà rurale (includendo anche indicatori non agricoli, relativi alla demografia, al cambiamento climatico e ad altre importanti tendenze).

 

Favorire il potenziale industriale e il turismo, puntando anche su altri settori come la "Nuova Economia Ambientale"

Sulla base del cambiamento proprio dell'economia rurale, si evidenzia l'importanza di favorire la diversificazione, indirizzando gli investimenti pubblici verso l'ulteriore specializzazione dell'industria agroalimentare (prodotti ad alto valore aggiunto e reti di PMI), nonché su nuovi settori (es. produzione di energie rinnovabili) e verso il sostegno del turismo con un approccio integrato, accrescendo la visibilità in ambito internazionale di luoghi, servizi e tradizioni locali. Si sottolinea come questa forma di attività esista già in zone rurali ricche, mentre zone con analoghe ricchezze e ridotte disponibilità finanziarie non siano in grado di fare lo stesso.

 

Rafforzamento del ruolo del centro, attraverso un coordinamento istituzionale più forte e allargato

Rispetto alla complessità dei fenomeni in atto, la politica di sviluppo rurale può contribuire al raggiungimento delle opportune soluzioni. Un coordinamento istituzionale più forte sulle questioni di politica rurale, consente, infatti, di favorire un utilizzo più efficiente delle risorse nei programmi di sviluppo rurale e regionale, valorizzando al contempo le risorse locali e facilitandone la conoscenza anche attraverso l'uso di strumenti già a disposizione, come la rete rurale nazionale, che permettano, di dare voce alle istanze del mondo rurale.