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Il settore irriguo: come si configura in Italia

 

Il settore irriguo è una componente fondamentale per l'agricoltura, in quanto circa il 40% della produzione agricola nazionale deriva da questo comparto. In Italia l'uso irriguo dell'acqua ha caratteristiche diverse dal punto di vista agricolo e gestionale in funzione dell'assetto idrogeologico e morfologico dei diversi territori.
 Nel Nord prevalgono i bacini idrografici di grandi dimensioni, mentre nel Sud sono più diffusi i corsi d'acqua irregolari e di tipo torrentizio. Da questo particolare assetto deriva che le regioni settentrionali, storicamente, sono state caratterizzate da problematiche incentrate sulla "difesa dalle acque", mentre quelle meridionali hanno dovuto affrontare ricorrenti periodi siccitosi e problemi legati alla disponibilità della risorsa idrica. I recenti mutamenti del clima responsabili di periodi di siccità anche nelle regioni centro-settentrionali, hanno reso, negli ultimi anni, questa distinzione meno netta.
Un'altra sostanziale e storica differenza tra le regioni centro-settentrionali e quelle meridionali riguarda il fenomeno irriguo. Al Centro-Nord, insieme ai grandi sistemi irrigui a scorrimento costituiti da grandi canali di irrigazione, è presente anche una estesa rete di canali che hanno come principali fonti di approvvigionamento a uso irriguo corsi d'acqua o sorgenti che, in alcuni casi, sono canali di scolo utilizzati per l'irrigazione.
Nelle regioni meridionali, invece, le aree soggette alla bonifica sono limitate alle pianure alluvionali coltivate e la rete, quasi esclusivamente irrigua, è caratterizzata da grandi schemi di adduzione e distribuzione, anche interregionali, gestiti dai Consorzi di Bonifica e Irrigazione; in questi territori le principali fonti di approvvigionamento sono rappresentate dai numerosi invasi realizzati a partire dagli anni '50.
Nelle regioni del Nord, soprattutto lungo la riva sinistra del Po, si trova più del 60% delle superfici irrigate gestite dai Consorzi di Bonifica. Nell'Italia centrale la superficie irrigata è ancora modesta. In questa prevale, rispetto agli ettari governati dai Consorzi, quella esercitata autonomamente dai canali consortili, sia pure con le regole dettate dai Consorzi, e ancor più quella esercitata con risorse aziendali di norma con acque sotterranee.
Nell'Italia meridionale e nelle Isole la superficie irrigabile, quasi tutta costituita nell'ultimo cinquantennio, è inclusa in comprensori gestiti dai Consorzi di bonifica, ma anche in questo comparto geografico devono essere considerati gli attingimenti autonomi aziendali.
L'attingimento diretto da parte degli utenti dai canali consortili interessa poco più del 45% della superficie globale irrigata; sale ad oltre il 50% nell'Italia settentrionale, è assolutamente prevalente nei Consorzi dell'Italia centrale mentre è poco rilevante (circa il 6%) nell'Italia Meridionale e nelle grandi Isole.
Oltre metà delle acque provengono dai corsi d'acqua naturali che dominano decisamente nel Nord, ma hanno percentuali importanti anche nel centro, in Toscana e nel Lazio, e nel Sud, in Calabria.
Poco più del 38% proviene dai grandi serbatoi artificiali che sbarrano i corsi, per lo più torrentizi, con dighe in materiali sciolti o in calcestruzzo armato. Una piccola percentuale, circa il 3,6%, proviene dai pozzi consortili, frequenti nelle regioni meridionali in comprensori o in parte di essi che non hanno altre risorse. L'incidenza dei pozzi consortili è invece notevole in Sicilia (16,9%), dove alimentano i comprensori del ragusano ad alta intensità orticola (Scicli, Ispica). 
 Per la risalita della falda, a parte le risalienze nel Piemonte, dovute proprio alla estensione della irrigazione e ai volumi impiegati per le risaie, si evidenziano le incidenze in Calabria, in Campania, in Toscana e nelle Marche.
I dati sui metodi di somministrazione mostrano un'evoluzione nella gestione irrigua, evidenziando la tendenza, al Nord come al Sud, al ricorso a metodi moderni di somministrazione che permettono il risparmio idrico.