L'Health Check introduce misure interessanti, ma non sufficienti per la tutela dell'ambiente.
Questo il messaggio della Lipu-BirdLife, che chiede uno strumento per indurre gli agricoltori a dedicare una piccola parte della loro azienda alla protezione della natura.
Secondo i responsabili dell'associazione ambientalista, l'accordo sull'Health Check porterà pochi vantaggi all'ambiente, sebbene siano state introdotte diverse misure interessanti, quali ad esempio la creazione obbligatoria di fasce tampone tra i campi coltivati e i corsi d'acqua, che garantiscono la riduzione dell'inquinamento da concimi e pesticidi.
Provvedimenti solo parzialmente innovativi, insufficienti per subordinare la concessione di fondi agli agricoltori al rispetto dell'ambiente e, soprattutto, non atti a compensare l'eliminazione del set-aside obbligatorio, che aveva portato grandi vantaggi per la biodiversità e gli uccelli selvatici, in quanto prevedeva che fosse soggetto al ritiro dalla produzione il 10 per cento dei terreni agricoli destinato a seminativi.
Le critiche della Lipu riguardano anche la "modulazione", ossia lo spostamento di risorse dal primo pilastro della Pac al secondo, quello cioè che contiene le misure più importanti per la tutela dell'ambiente e che finanzia l'agricoltura biologica. Uno spostamento decisamente inferiore alle attese, che non prevede criteri in grado di premiare una migliore gestione ambientale e pratiche compatibili con la tutela della biodiversità.
Valutazioni negative anche rispetto ai punti dell'accordo relativi alla "condizionalità", ossia il meccanismo attivo dal primo gennaio 2005 che stabilisce che per continuare a beneficiare dei finanziamenti messi a disposizione attraverso il primo pilastro della Pac, gli agricoltori devono osservare le leggi in vigore per la salvaguardia dell'ambiente, della salute pubblica e del benessere animale.
A tale proposito, la Lipu chiede che anche in Italia, sul modello di quanto già attuato dal Governo inglese, venga introdottto uno strumento che induca gli agricoltori a dedicare una piccola parte della loro azienda alla natura, tenendo conto degli elementi naturali già presenti, come siepi, filari e stagni, compresi quelli già realizzati tramite gli schemi agroambientali.
"Questa soluzione - ha commentato Patrizia Rossi , responsabile dell'associazione - oltre a non gravare sulle aziende virtuose, può essere di aiuto per l'ambiente agricolo, messo duramente alla prova nel corso dell'ultimo decennio, con conseguenze per la biodiversità, per la tutela delle acque e per la salute dell'uomo".