OCSE Territorial Development Policy Committee - "The case of Rural England", 9 giugno 2010
David Freshwater (Acting Head Rural Development Programme, OECD) ha presentato la Rural Review of England, mettendo in evidenza alcuni aspetti chiave:
- utilizzando i criteri dell'OCSE, il 10% circa della popolazione inglese vive nelle aree rurali. La popolazione delle aree rurali è progressivamente aumentata, soprattutto per il flusso di pensionati e la crescita è stata maggiore rispetto alle aree urbane. Circa il 28% della popolazione vive in aree rurali intermedie e solo il 4% in aree prevalentemente rurali.
- l'Inghilterra ha sviluppato un approccio alle politiche rurali comprensivo tanto delle aree urbane, quanto di quelle rurali. Questo perché l'Inghilterra, a differenza di altri paesi OCSE, presenta un'interazione molto forte tra aree urbane e rurali. Sono ben poche le aree rurali del paese, mentre la stragrande maggioranza della popolazione vive entro 50 km da un centro urbano principale.
- nella media, le aree rurali hanno indicatori socio-economici migliori rispetto alle zone urbane del paese e questo, in parte, riflette il controesodo dalle aree urbane, verso le aree rurali.
- prevalgono le piccole comunità rurali e si registra una certa difficoltà nel trovare alloggi disponibili e anche un progressivo aumento dei prezzi delle abitazioni.
- nelle comunità rurali le funzioni economiche sono limitate (servizi pubblici, settore manifatturiero e distribuzione) e, rispetto alle aree urbane, carenti risultano la sanità, la formazione e il settore bancario. Le aziende hanno dimensioni medio-piccole e la produttività delle stesse è piuttosto bassa: scarse risultano le potenzialità, sia in termini di forza lavoro, che potenziale economico. Altrettanto scarso è il grado di innovazione e l'agricoltura, la cui produttività è maggiore, ha un ruolo minore nell'economia rurale. Molti beni e servizi non possono essere prodotti nelle piccole comunità e devono essere importati.
In relazione all'approccio delle politiche rurali, ha sollevato alcune importanti considerazioni:
- il sistema di governance dello sviluppo rurale britannico, basato sul rural mainstreaming, è forse il più significativo esempio di superamento della settorialità della vecchia politica agricola e del coordinamento orizzontale perseguito a livello nazionale.
- Vale a dire che due istituzioni principali, il DEFRA (Department for Environment Food and Rural Affairs) e il CRC (Council of Rural Communities), assieme ad una pletora di organismi, a livello di governo centrale e locale, che si fanno carico della promozione delle necessità delle aree rurali. Il compito di queste due istituzioni, soprattutto del CRC è infatti di promuovere le tematiche rurali all'interno di tutti gli organi di governo. In altre parole, la scelta inglese di governance è stata quella di concentrare le competenze non in un'unica amministrazione, ma in più agenzie autonome, considerando anche che il concetto di "rurale" non si identifica più solo con "agricoltura" ma con una serie di politiche e in considerazione della stretta connessione urbano/rurale tipica dell'Inghilterra. Questa scelta presenta vantaggi e svantaggi: il vantaggio di avere politiche dal taglio più orizzontale e omnicomprensivo, ma lo svantaggio di non avere una effettiva rappresentanza politica (es. un ministero) che possa farsi carico dei problemi delle aree rurali. Il CRC svolge una funzione di lobby all'interno dei vari dicasteri (es. sanità, edilizia, ambiente), e ciò viene chiamato per l'appunto "rural mainstreaming", cioè l'inserimento sistematico delle tematiche rurali nel mainstream della legislazione generale.
- Il "mainstreaming" viene realizzato attraverso una valutazione dell'impatto della legislazione sulle aree rurali, per l'appunto il rural proofing, di cui si allega la scheda attualmente usata.
- Il giudizio dell'Ocse sul rural mainstreaming è complessivamente positivo. È emersa le necessità di migliorare il rural mainstreaming, attualmente basato sul rural proofing e su un contesto governativo integrato, andando nella direzione di una maggiore equità nell'accesso ai programmi.
- E' stata, inoltre, ribadita l'importanza di comprendere meglio i collegamenti tra urbano e rurale e di introdurre maggiore flessibilità nel mercato immobiliare, per migliorarne l'efficienza.
- Sottolineata anche la necessità di migliorare l'erogazione dei servizi nelle aree rurali, in particolar modo nelle aree più marginali.
Sulla base del contesto delineato, l'OCSE ha riportato le seguenti raccomandazioni:
- necessità di guardare di più a soluzioni legate al mercato per i problemi dello sviluppo rurale, resistendo alla tentazione di sostituire gli incentivi finanziari esistenti con ulteriori norme regolamentari;
- opportunità di introdurre una componente rurale distinta, rispetto alla strategia individuata per le città, per meglio ricomprendere le aree più marginali;
- necessità di integrare meglio la politica di mainstreaming con quella del rural proofing, il cui meccanismo di funzionamento sembra più votato a supportare valutazioni ex-post, piuttosto che valutazioni ex-ante. Sebbene vi siano diversi esempi in cui il rural proofing è stato effettivamente implementato con successo, rimane la difficoltà di portare le valutazioni che scaturiscono dal rural proofing all'attenzione del mondo politico, al momento giusto e con le dovute priorità.
Relativamente alle nuove sfide che il Paese dovrà affrontare si è posto l'accento sui seguenti aspetti:
- valorizzazione e conservazione del paesaggio e degli spazi rurali, considerando che il 75% del territorio è rurale;
- opportunità di espandere la connettività in tutte le sue forme, compresa la banda larga;
- necessità di riformare la politica agricola e di tenere conto di quei settori (turismo rurale, manifatturiero, banda larga) verso cui si sono indirizzate le economie rurali;
- decentralizzazione propria delle politiche regionali, che ha portato a prendere maggiormente in considerazione gli assetti locali.
Ciò viene inquadrato nell'ambito del nuovo assetto della politica rurale che da politica basata su un approccio prettamente settoriale è passata a una forma più moderna che tiene conto dell'assetto del territorio, ragiona in termini di investimenti piuttosto che di sussidi e prevede un approccio bottom-up, con il coinvolgimento di tutti i livelli di governance (sopranazionali, nazionali, regionali e locali) e degli stakeholders pubblici e privati, comprese le ONG.
Vedi anche rural proofing (traduzione non ufficiale)