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Resoconto conferenza OCSE "Policy Forum on Agriculture and Rural Development"

Conferenza OCSE, Parigi 24-26 Novembre

Il Forum su Agricoltura e Sviluppo rurale è stato finalizzato ad identificare le sfide  future delle politiche nelle aree rurali, con particolare riferimento al settore agricolo. 
Dal punto di vista organizzativo, l'incontro è stato articolato in due fasi, rispettivamente la presentazione dei documenti elaborati dall'OCSE ("Politiche agricole e Politiche di sviluppo rurale" e "Valutazione dell'ipotesi di cambiamento del paradigma rurale - nuovi approcci allo sviluppo rurale nei Paesi OCSE") e il dibattito con i rappresentanti degli Stati membri sulle sfide/opportunità delle politiche per il  futuro. 

 
 
  1. Con riferimento alle presentazioni effettuate  dai rappresentanti del segretariato dell'OCSE (Dimitris Diakosavvas, TAD e Raffaele Trapasso, GOV), si sottolineano alcuni aspetti:
  2. Duplice caratterizzazione della politica  rurale che può avere un focus geografico, con politiche settoriali specificatamente rivolte alle aree rurali (es. politica agricola, banda larga) o muoversi in un contesto più ampio, con politiche che indipendentemente dall'ambito di riferimento, hanno un impatto sul rurale (es. formazione, investimenti, assistenza sanitaria).
  3. Necessità di un cambiamento di paradigma, finalizzato non solo alla competitività delle imprese agricole, ma anche alla competitività delle aree rurali, nonché alla valorizzazione del paesaggio e delle risorse naturali inutilizzate, attraverso lo sviluppo di un'economia diversificata, basata anche sull'agriturismo, sull'industria manifatturiera e sulle telecomunicazioni e che promuova investimenti piuttosto che sussidi, avendo come attori non solo gli agricoltori e il governo nazionale, ma tutta la governance e gli stakeholders sia pubblici che privati;
  4. Dalle 11 Review Rurali effettuate: Germania, Messico (2006), Finlandia, Olanda, Scozia, Regno Unito (2007), Cina, Italia, Spagna (2008) e Québec, Canada, Inghilterra (2009) si evidenziano  aspetti comuni, quali il declino dell'impiego nel settore agricolo, il cambiamento demografico, le carenze nei servizi pubblici essenziali, il valore aggiunto delle risorse naturali, l'importanza della disponibilità di nuove fonti di energia conseguenza dei cambiamenti climatici e la necessità di un cambiamento nell'economia delle aree rurali, che hanno portato ad orientare le strategie dei diversi Paesi nella stessa direzione (turismo, green payments, energie rinnovabili, assistenza agli anziani, sicurezza alimentare/valorizzazione delle eccellenze locali, imprenditoria).
  5. Necessità di un collegamento funzionale tra aree rurali e aree urbane e conseguente necessità di focalizzare maggiormente l'attenzione sulle aree rurali intermedie dove si concentra la maggior parte della popolazione rurale, piuttosto che sulle aree più marginali.
  6. Importanza di un'economia "verde", in considerazione della disponibilità che le aree rurali offrono in termini di risorse naturali, quali ad esempio le  energie rinnovabili.
  7. Necessità di potenziare il dialogo e ruolo chiave dell'OCSE per favorire questo processo ai diversi livelli, a causa delle differenze nella struttura della politica (v. sistema di governance, ripartizione dei fondi, aspetti sociali) che costituiscono un limite per il buon funzionamento delle stesse,  sebbene gli obiettivi attesi per le aree rurali siano comuni.

Nel corso della discussione, i delegati dei Paesi membri hanno sottolineato che la Review rurale ha rappresentato (Germania, Italia, Olanda, Finlandia, Canada) un esercizio utile e con impatti significativi sulla rispettiva capacità di promuovere lo sviluppo rurale e posto l'accento su questioni emerse dallo studio e ancora aperte:

  • Focus troppo settoriale delle politiche, difficile da superare anche col nuovo paradigma rurale predisposto dall'Ocse (Finlandia). 
  • Necessità di introdurre un sistema di indicatori più specifici, e necessità di affrontare meglio il problema dello spopolamento nelle aree rurali (Germania). 
  • Difficoltà di superare l'approccio della  politica basato sul sostegno alle aziende agricole di limitate dimensioni, in modo da evitare che il sostegno ai piccoli agricoltori sia continuo nel tempo (Brasile). 
  • Complessità del sistema di  governance per l'attuazione delle politiche,  in merito alla quale -viene specificato- c'è una riflessione istituzionale in atto (Italia). 
  • Difficoltà nel definire il rurale, perché fino a poco tempo fa non c'era una politica di sviluppo rurale vera e propria. Problema dell'esodo dalle aree rurali e della decadenza delle piccole città basate sull'agricoltura (Sudafrica). 
  • Necessità di capire meglio dove sono localizzate le aree rurali, ricercando anche una maggiore connessione con le aree urbane e approfondendo il concetto di rurale che non è solo sinonimo di densità di popolazione, valore  dei beni pubblici nelle aree rurali e problema delle aspettative crescenti da parte delle comunità  rurali (Francia). 
  • Interrogativo su questioni aperte come il rapporto rurale-urbano, e persistente confusione sulle azioni da sviluppare e sulle priorità della politica (USA).  
  • Necessità di mettere in atto un sistema di rural proofing (Nuova Zelanda). 

In relazione al tema delle sfide future delle politiche, sono state fatte due presentazioni (David Blanford, Penn State University, USA  "Aumentare l'efficacia delle politiche di sviluppo rurale" e Hervè Guyomard, INRA France "Sfide delle politiche nelle aree rurali dei 27 Stati membri Ue"),  focalizzate rispettivamente sulla relazione fra politica agricola e politica rurale e sull'approccio che la  politica deve adottare per affrontare le attuali preoccupazioni sulla sostenibilità economica e sociale. 

I relatori hanno evidenziato alcuni aspetti chiave:

-         Affermare  che rurale non è solo sinonimo di agricoltura è utile per la politica di sviluppo rurale, perché allarga le possibili prospettive per gli agricoltori, ad esempio in termini di sostegno al reddito,  attraverso  lo sviluppo di altri settori che permettono di usufruire di nuove possibilità di introito. Da questo discende che il cambiamento verso politiche rurali è attuato nell'interesse degli agricoltori e delle aziende agricole.
-         Il nuovo paradigma rurale dovrebbe promuovere la complementareità tra politica agricola e rurale, cioè ci devono essere aspetti comuni e un'interazione di tipo dinamico, superando sia il paradigma "agrocentrico" caratterizzato dalla completa coincidenza tra politica agricola e rurale, che quello basato sul  "divorzio" tra le due forme di politica.
-         Lo sviluppo di servizi (il cosiddetto motore dello sviluppo rurale) e di infrastrutture rappresenta un aspetto fondamentale per la sostenibilità economica e sociale, insieme ad una devolution più effettiva, dal centro ai governi locali.
-         L'attuale politica 2007-2013 non è in grado di cogliere a pieno le sfide che le aree rurali si trovano ad affrontare, l'evoluzione delle politiche dovrebbe andare nella direzione di sicurezza e qualità, efficienza, ma dovrebbe anche prevedere cambiamenti nella governance e un periodo di adattamento degli agricoltori (fase di transizione).
 
Diversi gli interventi, nell'ambito del successivo dibattito, che hanno messo in evidenza  alcuni aspetti delle politiche da migliorare, per meglio focalizzare la politica di sviluppo rurale e cogliere i bisogni delle aree rurali: Spagna (problema degli indicatori), Italia (problema del passaggio da indicatori prettamente agricoli a indicatori  basati su aspetti socio-economici; questione dei costi amministrativi in un contesto di governance allargata ad un numero crescente di attori; mancanza di integrazione tra fondi comunitari e conseguente difficoltà di capire  quanto venga effettivamente speso per le aree rurali), Australia (complessità nella gestione degli interventi a livello locale).
In chiusura lavori, Mario Pezzini (Deputy Director, GOV) ha sottolineato come,  a fronte di un contesto generale caratterizzato da asimmetria della crisi economica, cambiamenti climatici, necessità di ricercare un maggior collegamento rurale-urbano e anche un miglior coordinamento a livello di governance vi siano alcuni aspetti che le politiche devono prendere in considerazione, come la possibilità di creare un fondo unico a livello europeo per lo  sviluppo rurale (che metta insieme sviluppo rurale e politiche di coesione, in modo da trovare anche una migliore sintesi della fiscalità tra i vari livelli e a livello regionale).
Richard Wakeford (Presidente del WPRUR) ha evidenziato la necessità di definire indicatori alternativi, per valutare il successo delle politiche, che attribuiscano maggior valore all'ecosistema. In termini generali, occorre unire -ha specificato- meglio le politiche e i fondi a livello EU. 
Gerrit Meester (Presidente del COAG) ha confermato  che allo sviluppo rurale contribuiscono altri fondi, e che occorre migliorare la coerenza tra di essi, lavorando anche sugli indicatori socio-economici, in quanto il reddito pro-capite (GDP) non può essere un indicatore supremo, va ridefinito.