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Cambiamenti climatici: L'agricoltura europea è pronta a fare la sua parte

Resoconto del Consiglio informale tra i ministri dell'agricoltura in vista dei negoziati di Copenaghen

L'Unione europea deve assicurare una posizione condivisa e forte tra i vari Ministri dell'agricoltura, affermando il ruolo strategico del mondo rurale nelle politiche di mitigazione e adattamento dell'agricoltura ai cambiamenti climatici. A condizione, però, che il riscaldamento globale non sia preso a pretesto per mettere il mondo agricolo sul banco degli imputati allo stesso livello di settori nettamente più impattanti.
Questa la posizione che l'Italia, per voce del Ministro Zaia, ha sostenuto a Växjö, in Svezia, lo scorso 15 settembre in occasione del Consiglio informale dei ministri dell'agricoltura che aveva come tema le strategie che l'Unione europea dovrebbe assumere per far fronte ai cambiamenti climatici. I ministri dell'agricoltura dei 27 Stati membri erano stati chiamati dalla Presidenza della Commissione a rispondere a tre quesiti sul ruolo che l'Unione Europea dovrebbe assumere in relazione alla mitigazione e all'adattamento ai cambiamenti climatici e alle relative politiche da adottare in vista del negoziato sul clima in programma a dicembre a Copenaghen.
"L'agricoltura - ha affermato Zaia - contribuisce più di ogni altro settore al mantenimento di un tessuto rurale vitale, premessa fondamentale per garantire qualsiasi tipo di sviluppo e salvaguardia ambientale".
Nella relazione dell'esponente italiano è stato dato ampio accento alla necessità di considerare le differenze che caratterizzano il clima e i sistemi agricoli delle diverse aree dell'Unione anche mediante l'istituzione di gruppi di lavoro "ad hoc", omogenei per macro aree climatiche, e attraverso lo sviluppo di attività di cooperazione con Paesi della fascia mediterranea non aderenti all'Unione. "Una rete europea di monitoraggio - secondo il Ministro italiano - andrebbe inoltre realizzata per tenere costantemente sotto controllo lo stato delle emissioni di gas serra e l'efficacia delle politiche adottate viste le difficoltà a quantificare in modo uniforme il contributo dello sviluppo rurale al protocollo di Kyoto". Il nostro paese ha un bilancio di emissioni di gas serra pari a 553 milioni di tonnellate di CO2 equivalente per l'anno 2007. Le emissioni dovute dalla produzione agricola rispetto al totale nazionale sono In Italia pari al 6,7%, notevolmente inferiori rispetto alla media europea (9,2%), e con una forte riduzione rispetto al 1990 (7,9% per l'Italia, 10,4% per l'UE-27).
Durante l'incontro gli esponenti della Commissione hanno espresso la volontà di negoziare, nel contesto dei prossimi negoziati internazionali, una riduzione delle emissioni del 30%, sottolineando come, dal 1990 a oggi, l'agricoltura abbia già ridotto del 20% le emissioni, soprattutto a seguito della riforma della PAC, ma, si potrebbe fare molto di più. È evidente, sostengono gli esperti Bruxelles, che se si richiedono tali impegni gli agricoltori debbano essere compensati. Per fare ciò bisogna partire dal miglioramento delle attuali misure previste dai PSR che, allo stato attuale, non sono chiaramente finalizzate alla riduzione delle emissioni.
I ministri dei 27 stati presenti  all'incontro hanno evidenziato la necessità di promuovere progetti di ricerca per stimolare l'innovazione tecnologica orientata alla riduzione delle emissioni di gas serra, soprattutto quelle provenienti dai suoli. Ampio risalto è stato dato alla sicurezza alimentare e all'uso oculato delle risorse naturali per salvaguardare la biodiversità. Accordo unanime anche sulla necessità di favorire lo scambio delle buone pratiche e sull'attivazione dei necessari meccanismi finanziari atti a sostenere economicamente gli agricoltori nell'attuazione delle misure.
Dall'incontro è emerso l'impegno a migliorare la cooperazione tra i paesi dell'Unione e quelli in via di sviluppo affinché si possano attuare azioni congiunte di lotta ai cambiamenti climatici. I ministri hanno chiuso il consiglio concentrandosi sulle strategie da attuare per far fronte alla diffusione di agenti patogeni stimolati dal riscaldamento del clima. A tal riguardo è stata evidenziata l'importanza della ricerca scientifica e dell'identificazione di efficaci misure di gestione del rischio quali per esempio l'istituzione di un sistema di allerta precoce.