La biodiversità in Europa soffre, soprattutto se associata alle attività agricole.
E' il dato che emerge dalla relazione pubblicata dalla Commissione Europea e presentata ieri a Bruxelles sullo stato di conservazione di oltre 1.150 specie e 200 tipi di habitat protetti dalla legislazione comunitaria. La relazione ha riguardato il periodo 2001-2006 e secondo la Commissione si tratta dell´indagine più completa mai effettuata sulla biodiversità nell'Ue e rappresenta un punto di riferimento prezioso per rilevare le tendenze future.
Su oltre 2.240 valutazioni distinte di specie effettuate da esperti della Commisione, solo il 17% di queste ha mostrato di godere di uno stato di conservazione soddisfacente, per il 52% lo stato di conservazione è risultato insoddisfacente, mentre il 31% ha uno stato definito "sconosciuto". Per quanto riguarda gli habitat, lo stato di conservazione di quelli associati alle attività agricole è molto peggiore di quello di altri tipi di habitat, prime fra tutte le formazioni erbose, seguite da zone umide e habitat costieri. I tipi di habitat erbosi sono infatti associati a modelli di agricoltura tradizionali che stanno scomparendo in tutta l'Ue e ciò è spiegabile con il passaggio a un'agricoltura più intensiva, con l'abbandono delle terre e l'assenza di gestione. Gli habitat delle zone umide continuano a essere convertiti e destinati ad altri usi del terreno, senza contare che subiscono gli effetti dei cambiamenti climatici. Infine, gli habitat costieri sono sempre più sotto pressione a causa dello sviluppo urbano.
Il documento è la prima valutazione sistematica dello stato di conservazione dei tipi di habitat e delle specie più vulnerabili d´Europa tutelati dalla direttiva Habitat ed è stata effettuata nell´ambito dell´esercizio normale di rendicontazione previsto ogni sei anni; la valutazione ha riguardato 25 Stati membri e 11 regioni biogeografiche (sette terrestri e quattro marine).
Sempre secondo il rapporto tra i principali gruppi animali gli anfibi sono quelli che soffrono di più perchè dipendenti dalle zone umide colpite dai cambiamenti climatici. Ma non tutto va male: in alcune aree dell'Ue, specie protette come il lupo, la lince eurasiatica, il castoro e la lontra, mostrano segnali di recupero. "Per specie di grandi dimensioni come queste, - prosegue il rapporto - il fatto che si stiano espandendo significa che hanno trovato gli habitat adatti e che le pressioni negative, come caccia e inquinamento, si sono ridotte anche" anche se "queste e la maggior parte di altre specie sono ben lungi dall'aver raggiunto delle popolazioni in salute e sostenibili".
I dati contenuti nel documento dimostrano che le misure di salvaguardia proposte nella direttiva, i finanziamenti e altri strumenti previsti dalle politiche settoriali possono dare risultati positivi. Secondo il Commissario Ue all'ambiente, Stavros Dimas, che ha presentato i dati - "Ci siamo impegnati ad arrestare la perdita di biodiversità in Europa e la relazione odierna non lascia spazio a manifestazioni di compiacimento. Riportare gli habitat e le specie vulnerabili a un buono stato di conservazione richiede tempo e molto impegno. La legislazione Ue sulla natura e la Rete Natura 2000 sono gli elementi principali per realizzare i nostri obiettivi di tutela della biodiversità nell'Ue. Ora che la parte terrestre della rete è quasi ultimata, possiamo attenderci notevoli miglioramenti nei prossimi 10 o 20 anni".