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Forum Forum foreste

Discussione: Forum "Il ruolo del settore forestale nelle future politiche di Sviluppo rurale" - Considerazioni operative

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Autore Messaggio
Federforeste - Unione Nazionale Produttori Forestali

Lunedì 03/05/10 13:06

Forum "Il ruolo del settore forestale nelle future politiche di Sviluppo rurale" - Considerazioni operative

Premessa
Innanzi tutto si vuole principalmente esprimere il plauso ed il più ampio e favorevole consenso all'iniziativa assunta dal MIPAAF ed in particolare ai lavori promossi e coordinati nell'ambito della Task Force Foreste della Rete Rurale Nazionale.
L'iniziativa che ha visto un diretto confronto tra le principali rappresentanze di settore ha certamente costituito un significativo momento in cui fare il punto della situazione sul settore silvo-pastorale dell'intero territorio nazionale.
L'Unione Nazionale Produttori Forestali e Federforeste, grati per aver potuto partecipare a tali lavori, vogliono con la presente nota focalizzare alcuni concetti già espressi nell'ambito di tale workshop, ma che si ritiene debbano rappresentare i punti cardine per una nuova politica forestale del Paese considerato anche l'evolversi delle Politiche dell'Unione Europea per le aree forestali e Rurali in generale.

Le nuove sfide del settore forestale
L'attività sviluppata sul territorio dall' Unione Nazionale Produttori Forestali, in attuazione delle linee politiche promosse, divulgate e sostenute da Federforeste, hanno permesso di cogliere con puntualità e precisione le numerose difficoltà che ancora tutt'oggi relegano il settore forestale in una posizione minoritaria rispetto ai più dinamici mercati legati ai prodotti e ai servizi agricoli.
In sostanza il problema principale di tale settore è la completa assenza di una politica univoca, per l'interesse del settore, che sappia conciliare le diverse esigenze rappresentate oggi dai vari soggetti pubblici, rappresentativi e privati che intercorrono nella filiera dei prodotti e dei servizi forestali.
Politica univoca a livello di gestori, proprietari forestali, Amministrazioni locali e Regionali di riferimento.
Spesso troviamo infatti che i principali problemi di "sviluppo" del settore non derivano soltanto da una disaffezione o mancata considerazione del settore e delle sue potenzialità da parte delle Amministrazioni pubbliche alle tematiche forestali o dalla incapacità dei proprietari e dei gestori della proprietà forestale pubblica e/o privata, singola o associata di far fronte comune per sviluppare, promuovere, sostenere e condividere una comune politica forestale.
Lo stesso concetto di multifunzionalità, che racchiude in una parola le numerose opportunità che possono essere colte da una gestione forestale condivisa, rimane sulla bocca di tutti ma nella mani di nessuno.
Non è concepibile e non può essere accettato che la finanza pubblica sostenga totalmente gli oneri per tutte le attività svolte dalle Pubbliche Amministrazioni (CFS, Parchi, Riserve, ecc...) e pretenda che l'interesse Pubblico Paesaggistico, Ambientale, di prevenzione di calamità, vincolo idrogeologico ecc..., sia garantito ed assicurato con esclusivo onere a carico della proprietà sia Privata che Collettiva e degli Enti Locali.
Per la proprietà forestale di natura patrimoniale e demaniale degli Enti Locali l'aspetto più negativo è rappresentato dalla discontinuità dell'azione Amministrativa dell'Ente Proprietario che, anziché promuovere forme di gestione di lungo periodo, come richiederebbero i tempi naturali di vita del bosco, prediligono soprattutto una "gestione limitata all'incarico Amministrativo" con grave nocimento alla valorizzazione del bene bosco e prato pascolo che sia..
Gestione limitata che subisce sia la pressione di particolari situazioni occupazionali contingenti o di bilanci finanziari da regolare, così come i contraccolpi del susseguirsi di Amministrazioni locali che il più delle volte modificano e vanificano, per il solo scopo di apparire, situazioni avviate da altri Amministratori, seppur di identita collocazione politica, ma certamente di diversa sensibilità.
La mancata, seria, opportuna e necessaria applicazione delle norme ed indicazioni gestionali fornite dal Serpieri con il RDL 3267/23, pur riconoscendo l'esigenza dell'adeguamento applicativo e normativo stante la vetustà di tale norma, ha rappresentato un'ulteriore negatività per le aree forestali e pascolive di comune godimento e per gli stessi demani locali.
In tale contesto la proprietà privata, vessata da vincoli, imposizioni, applicazione improprie di norme discutibili e soggette alla libera interpretazione ed applicazione di più attori presenti sul territorio con il solo compito di vigilare, ostacolare e reprimere non ha certamente potuto farsi carico di un processo di sviluppo.
Ciò anche perché nel nostro Paese, la corretta coltivazione del bosco non viene percepita , come nel resto dei Paesi dell'Unione Europea, quale attività di coltivazione ed utilizzo del territorio governato, sia per gli aspetti paesaggistici ma anche per attività economiche, sociali e occupazionali.
Purtroppo molto spesso la coltivazione del bosco è additata come "rapina" o"disastro ambientale".
Tutto ciò senza considerare viceversa che una corretta gestione forestale e pascoliva è principalmente azione preventiva e di tutela e difesa ambientale.
Per tutto quanto considerato la più grande sfida che tale settore dovrà affrontare sarà quella di definire una univoca politica forestale condivisa anche organizzativamente, per costituire una comune lobby che possa fortemente incidere sulle decisioni strategiche che verranno adottate sui tavoli nazionali e comunitari, ma nello stesso tempo anche come linee guida per modelli gestionali da diffondere nel Paese.
E' noto che, attualmente, il settore forestale, inteso come sistema dei proprietari e dei gestori delle aree pubbliche e private, singole e associate, nonostante gli sforzi di Federforeste non ha una condivisa e partecipata rappresentanza a livello comunitario e spesso anche nei documenti strategici nazionali e regionali. Sono pochi i rappresentanti che riescono a portare solo qualche contributo a favore dei territori montani, penalizzando in tal modo il sostegno o incentivazione della gestione forestale.
Una corretta e sostenibile gestione delle aree pascolive e forestali è interesse generale e come tale deve essere sostenuto come pubblica utilità.
Non è accettabile farsi intimidire da chi parla di assistenzialismo. Il sostegno alla montagna ed alla gestione del suo territorio non è assistenzialismo!, ma sostegno ad interventi di pubblico interesse, nonché necessario supporto verso chi con il proprio lavoro ha scelto di vivere ed investire in tali territori.
Gli attori diretti dovranno caratterizzarsi da obiettivi comuni e modelli condivisi e che siano capaci di "muoversi" velocemente senza allocarsi in campanilismi di parte, deleteri per una seria politica forestale.
L'Unione Nazionale Produttori Forestali e Federforeste, stanno volgendo in tale direzione con la consapevolezza che la politica forestale deve ripartire o partire, dai proprietari forestali e dai loro Consorzi, dagli operatori del comparto e dal sindacato dei lavoratori dipendenti, dai Centri per la Formazione, ed infine, dalla Pubblica Amministrazione che deve farsi carico di sostenere con forza che la gestione e l'utilizzo delle risorse forestali avvenga e ricada solo sul territorio da cui trae origine.
Si parla di nuove sfide ambientali, energetiche, dei servizi turistici e ricreativi, ma ci si dimentica che abbiamo un capitale in abbandono e in continuo lento degrado, con diffuso dissesto idrogeologico, incedi; vittima dell'indeterminatezza dei processi di decentramento delle competenze, dell'inadeguatezza di professionalità che programmano i territori e sugli stessi impongono vincoli, dell'incapacità di conoscere a fondo quanto, dove e come il bosco produce e vive.
Elementi tutti che non debbono e non possono essere portati a soluzione solo con l'intervento e l'onere privato.
Il pubblico, a tutti i livelli, deve farsi carico di tale esigenza e necessità promuovendo le linee generali d'intervento normativo e finanziario considerando queste un intervento produttivo per e nell'interesse del Paese tutto.
Associazionismo
La diverse esperienze rappresentate dalle strutture di gestione dei territori montani sviluppatesi a seguito del RDL 3267/23, hanno permesso di apprendere e sostenere come la forma associata per la gestione di territori montani, sia quella che permetta di contrapporsi maggiormente ai fenomeni di dissesto idrogeologico ed incendi, fornendo altresì un contributo al rilancio di un'economia legata alla gestione del territorio.
Tali forme che seppur diversificate, insistono ancora su modeste aree montane del paese, sono tutt'ora avanguardie di una nuova economia, che potrebbe finalmente svincolarsi, dalle storiche forme di assistenzialismo, necessarie a contrapporsi ai fenomeni di degrado strutturale di tali territori.
Le esternalità del sistema foresta, legate all'accumulo del carbonio, così come la possibilità dell'avvio di micro filiere energetiche in tali territori, sono sfide che possono essere accolte solo con moderne forme imprenditoriali, che vedono nei proprietari residenti i principali attori di una gestione forestale sostenibile.
Le testimonianze dei diversi Consorzi Forestali attivi sul territorio confermano tali indicazioni.
La diretta partecipazione delle Amministrazioni locali nei consorzi di Diritto Privato per la gestione pluridecennale delle aree forestali del Paese innesta di certo due elementi fondamentali per lo sviluppo e il rilancio di una nuova politica forestale:
* partecipazione della proprietà privata, per aggregare i territori, ma anche per elevare il tasso di imprenditorialità attiva di tali strutture, assicurando una continuità gestione, a prescindere dalle alternanze politiche e amministrative;
* partecipazione dell'ente locale di riferimento, proprietario di beni forestali, sia per aggregare territori similari ma anche e soprattutto per assicurare e garantire una gestione complessiva in coerenza con le linee di programmazione territoriale sviluppate in seno alle amministrazioni pubbliche e quale verifica e controllo che sia salvaguardato l'interesse pubblico e generale nel rispetto dei diritti della proprietà privata
Consorzi forestali di diritto privato che per finalità possono svolgere anche azioni a carattere pubblico, collettivo e d'interesse generale; azioni ed interventi che per la loro natura pubblica devono obbligatoriamente essere finanziati dal pubblico.
Bisogna pertanto agire affinché nell'ambito dei programmi nazionali e regionali vengano promosse e sostenute tali strutture, che venga riconosciuto anche il loro ruolo di interesse pubblico e generale e che siano date garanzie che i finanziamenti destinati all'utilizzo delle risorse montane ricadano totalmente su tali territori.
Serve un cooridnamento nazionale nella definizione di tali strutture che pur adattandosi a livello operativo alle esigenze locali, devono potere essere inquadrate normativamente in forma univoca.
Come per il settore agricolo, serve poter definire un "imprenditore forestale" sia esso singolo o associato e che lo stesso possa avere un riconoscimento nazionale regionale.
Devono pertanto essere previste risorse per la costituzione di consorzi forestali e la copertura dei costi di gestione del personale tecnico rapportati e considerate le attività che svolgono per l'interesse pubblico e di utilità generale.

Cambiamenti climatici
Le foreste trattengono ed assorbono CO2, ricoprendo un ruolo determinante nel mitigare i mutamenti climatici. Va da sé che un miglior uso delle foreste rende sostenibile nel tempo tale ruolo.
Tale sostenibilità deve però poter trovare remunerazione di questo "servizio" offerto dalla foresta.
E' di indubbia convinzione che ogni politica volta a mitigare le problematiche climatiche deve tener conto che, per essere attuata, non può prescindere da doverne sostenere almeno in parte i costi relativi alla gestione forestale.
L'approccio a tali aspetti, richiede a nostro avviso, una verifica puntuale degli aspetti territoriali con un serio collegamento alle proprietà forestali e alla loro gestione attraverso i Consorzi Forestali, secondo pianificazioni forestali sostenibili e alla fornitura di servizi limitato ai territori stessi.
Beni civici e proprietà collettive.
Gli usi civici e le proprietà collettive hanno rappresentato, e tutt'ora rappresentano, forme diffuse e consistenti di godimento collettivo delle risorse agro-silvo-pastorali, con spiccata prevalenza di solidarietà verso i residenti e sussidiarietà ai compiti della Pubblica Amministrazione che hanno garantito nel tempo la presenza di un presidio attivo del territorio, la diversificazione dell'uso del suolo e del paesaggio ed il sostentamento delle popolazioni locali
In tale ottica è di primaria importanza riconsiderare le proprietà collettive quali testimoni di una reale esperienza di gestione sostenibile del territorio.
Su tale problema, attesa l'esistente diversità, non solo patrimoniale ma anche storica, giuridica ed amministrativa, l'iniziativa ritenuta più urgente, anche per specifiche finalità d'interesse pubblico è generale e senz'altro rappresentato da:
* poter disporre a livello nazionale e regionale di elementi certi sulla titolarità di tali beni forestali;
* poter disporre sempre a livello nazionale e regionale di una puntuale localizzazione di tali proprietà per la certa connessione con le aree SIC e ZPS, i PTC Provinciali, i Vincoli ecc....;
* la reale consistenza e localizzazioni delle superfici tutt'ora oggetto di contestazione.
* La oggettiva valutazione delle potenzialità economiche, sociali e occupazionali che tali beni posono offrire alla comunità nazionale;
* La definizione di linee generali organizzative, funzionali ed operative che debbano attenersi pur nella diversità territoriale, tutti i beni di comune godimento comunque appartenenti alla titolarità dei residenti.
Risorse idriche:
La politica forestale italiana sin dalla sua nascita ha riconosciuto alla foresta le positive esternalità legate alla regimazione delle acque e alla diminuzione del rischio idrogeologico.
Per tali motivi sin dal RDL 3267 del '23, si è promossa la forma associativa per l'espletamento di tali servizi riconoscendoli come indispensabili e vitali per una salvaguardia del territorio montano.
Con la Legge 959/1953 di istituzione dei Bacini Imbriferi Montani è stato riconosciuto il diritto degli Enti locali a godere dello sfruttamento industriale dell'acqua riconoscendo un indennizzo ai singoli Comuni, a compensazione dei disagi causati alle popolazioni montane dalle presenza di opere di captazione per utilizzo elettrico.
Con l'avvento della legge Galli sul ciclo integrato dell'acqua, è stata si riconosciuta l'importanza di una remunerazione di "servizi" volti alla salvaguardia delle aree forestali nel bacino di captazione, ma per la proprietà fondiaria non è stato considerato alcun compenso o indennizzo che viceversa è tutto finalizzato all'Ente Pubblico.
Remunerazione che, ancora una volta ha escluso i diretti proprietari, conduttori e gestori delle aree forestali e pascolive.
Si vuole pertanto evidenziare anche il diritto a voler riconoscere anche ai gestori della proprietà fondiaria, pubblica e privata nella remunerazione dei servizi offerti per l'utilizzo dei bacini imbriferi montani, non per un mero scopo speculativo, ma per un riconoscimento del servizio pubblico che tali gestori attuano nella conduzione e mantenimento dei territori forestali e pascolivi.
Le risorse forestali devono pertanto essere intese come ambito territoriale che accumula acqua dalle sorgenti, dai bacini idrografici di raccolta delle acque piovane e di quelle derivanti dallo scioglimento dei nevai e dei ghiacciai e ne regola il deflusso attuando un fondamentale azione di regimazione.
L'acqua al pari del bosco, dei tartufi e dei funghi, così come per gli idrocarburi è un prodotto del territorio e ne rappresenta le caratteristiche e le peculiarità e come tale deve avere un riconoscimento di chi opera e garantisce che tali peculiarità siano mantenute purché sostenibilmente.
Prodotti e servizi forestali.
L'approccio alle filiere dei prodotti e dei servizi forestali richiede a nostro avviso, una verifica puntuale degli aspetti di regolamentazione del mercato di tali beni con un serio collegamento alle proprietà fondiarie e alla loro gestione attraverso l'associazionismo forestale.
Bisogna promuovere i soggetti che siano in grado di attivare filiere economiche capaci di ridurre i costi della tutela del territorio e che siano in grado di attivare iniziative progettuali che permettano un'imprenditoria legata ai servizi delle aree forestali e pascolive.
Filiere economiche che non possono non trovare supporto stabile e duraturo nelle risorse naturali che il territorio di riferimento può offrire (legno, acqua, vento, funghi, tartufi, prodotti secondari ma soprattutto serbatoi di carbonio unitamente all'esternalità paesaggistiche)
Solo così si può parlare di sostenibilità ambientale ed economica di tali territori.
Economia che deve garantire il ristorno completo delle risorse utilizzate per il miglioramento del bosco, per la stesura di piani di assestamento, per il miglioramento della viabilità forestale, per la regimazione delle acque superficiali, per l'introduzione di tecniche meccanizzate di esbosco, ma soprattutto formazione e aggiornamento amministrativo e manageriale delle figure professionali che intervengono nella filiera.
Federforeste ritiene che lo sviluppo di progetti efficienti per la valorizzazione delle risorse forestali richieda l'integrazione con gli operatori agricoli, con il comparto delle imprese forestali quali elementi di integrazione orizzontale di filiera agro-forestale, che possono contribuire ad una rinnovata valorizzazione economica di nuovi prodotti e servizi
La diretta partecipazione delle amministrazioni pubbliche unitamente al coinvolgimento di imprenditori privati, quali proprietari di beni forestali, rappresenta il vero successo di un'innovativa concezione di pubblica amministrazione e imprenditorialità sostenibile, anche nei territori montani, attraverso strutture leggere finalizzate allo scopo.
Aprile, 2010
Federforeste Unprofor
Federazione Italiana delle Comunità Forestali Unione Nazionale Produttori Forestali

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