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Forum Forum - Fitosanitario

Discussione: commenti e contributi di OPERA (European Observatory on Pesticide and Risk Analysis) al PAN

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Autore Messaggio
Maura Calliera

Sabato 30/01/10 15:41

commenti e contributi di OPERA (European Observatory on Pesticide and Risk Analysis) al PAN

Commenti dell' European Observatory on Pesticide and Risk Analysis (OPERA) alla bozza di schema del Piano Nazionale sull'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (piano strategico di sistema 17 settembre 2009)

OPERA (European Observatory on Pesticide and Risk Analysis) è un Centro di Ricerca dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.

OPERA si pone diversi obbiettivi tra cui, i più importanti, sono:
* analizzare e interpretare l'evoluzione della Direttiva per l'Uso Sostenibile dei Pesticidi e sostenerne la corretta implementazione e attuazione nelle legislazioni nazionali.
* dare un supporto scientifico a tutti i diversi soggetti coinvolti nel processo di gestione del rischio connesso all'uso degli agrofarmaci.
* utilizzare le potenzialità della ricerca scientifica e delle conoscenze attuali al fine di proporre azioni concrete e strumenti pragmatici per la gestione del rischio connesso all'uso degli agrofarmaci e per l'analisi del rapporto rischi/benefici derivanti dall'applicazione della direttiva.

Con riferimento al Piano Nazionale sull'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, Opera intende fornire alcuni commenti e contribuire così al dibattito.

Considerazioni generali:
L'implementazione della Direttiva per l'Uso Sostenibile dei prodotti fitosanitari può rivelarsi un'enorme opportunità per il settore agricolo. Se ben applicato, il piano strategico contribuirà nettamente ad un miglioramento dei servizi per l'agricoltore e ad una modernizzazione dell'intero sistema.
Quel che emerge dall'analisi della bozza di schema del Piano Nazionale sull'uso sostenibile dei principi fitosanitari, è che molto peso viene dato a tecnologia e informazione, strumenti ritenuti fondamentali per il raggiungimento degli obbiettivi.
Il piano investe molto, da un lato, sulla risorsa umana, in quanto obbliga ad una severa, trasversale sensibilizzazione e formazione, che deve però essere condotta in modo uniforme e capillare sul territorio.
D'altro canto, molte azioni del piano strategico fanno riferimento agli agricoltori, o utilizzatori professionali, per il conseguimento degli obiettivi.
E' noto che gli agricoltori sono sia utenti che beneficiari dell'ambiente, ma spesso ciò solleva un conflitto tra interessi economici e quelli ambientali.
In molti casi sono interessati a perseguire l'obiettivo di qualità ambientale, ma una buona gestione ambientale è di solito costosa o non molto redditizia.
Sarà quindi molto importante in questi due anni transitori, investire e allocare le risorse disponibili nel modo corretto cercando il più possibile di non farne ricadere i costi sull'utilizzatore professionale.


1.1 Formazione degli utilizzatori professionali, dei consulenti e dei distributori dei prodotti fitosanitari
Nella bozza di schema del piano si prevede che il rilascio dell'autorizzazione all'utilizzo dei prodotti fitosanitari sia di competenza delle Regioni oppure dell'Amministrazione provinciale e che l'organizzazione dei corsi di formazione sia affidata anche ad Organismi di formazione privati, costituiti prevalentemente all'interno delle Organizzazioni professionali agricole nazionali.
Viene correttamente evidenziata la necessità di indicare un numero minimo di ore della durata del corso di base. Vengono inoltre indicati i requisiti fondamentali dei soggetti erogatori e non delle attività formative.
Per quanto riguarda gli argomenti della formazione si fa riferimento all'allegato I della Direttiva che deve essere ripreso integralmente dal piano.
Il numero minimo di ore (4 ore) suggerito nel piano non pare sufficiente per acquisire tutte le nozioni base necessarie e indicate nell'allegato I della Direttiva.
I requisiti minimi dovrebbero essere stabiliti a livello nazionale, per garantire la sicurezza di una uniformità delle conoscenze di base su tutto il territorio nazionale lasciando comunque la competenza della gestione della formazione alle Regioni. Ma questi requisiti non dovrebbero, in nessun caso, riguardare i soggetti erogatori -come se rappresentassero un numero chiuso- ma i programmi e la metodologia da seguire; -sarebbe opportuna la redazione di documento di indirizzo.

Di conseguenza, in merito alla certificazione, è opportuno che il processo garantisca le modalità con cui devono essere realizzati i corsi, il monitoraggio della qualità, il conferimento del titolo.
E' importante inoltre anche differenziare all'interno del processo, i moduli di formazione, quelli rivolti ai formatori, se previsti, e quelli rivolti agli altri target quali venditori, distributori, operatori professionali. Questo richiede un comitato didattico differenziato interdisciplinare e una maggior discussione sull'argomento.

Nell'allegato I della Direttiva si fa riferimento anche alla formazione relativa l'utilizzo di sistemi di supporto alle decisioni per la scelta dei agrofarmaci.
I sistemi di supporto alle decisioni dovrebbero consentire una selezione dei principi attivi in funzione del rischio dato dalla interazione con i diversi sistemi ambientali di un territorio.
Questi strumenti richiederebbero dettagliate informazioni territoriali, l'esistenza di un data base sulle proprietà chimico fisico e tossicologiche delle molecole indagate e competenze specifiche dei soggetti formatori in termini di risk assessment di ciascuna sostanza per ciascuno dei sistemi ambientali. In nessun caso, infatti, le proprietà chimico fisiche di una sostanza dovrebbero essere utilizzate come unica discriminante nella determinazione del rischio.

Possono anche essere intensi come strumenti di verifica e di controllo a diversi livelli (inteso anche come possibilità per l'operatore di poter controllare e verificare la qualità delle sue scelte) e come tali dovrebbero essere previsti nell'elenco del capitolo 2-Strumenti di verifica del raggiungimento degli obiettivi (Indicatori)


1.5.3.1 - Misure per la tutela dell'ambiente acquatico e delle acque potabili dall'impatto dei PF-punto b
Mancanza di riferimento ai sistemi aree umide anch'essi testati a livello Europeo come canali vegetati, bacini di raccolta delle acque, zone umide artificiali in ecosistemi agro-forestali. Questo nuovo approccio, la cui efficacia è stata valutata in diversi paesi europei è complementare alle altre misure di mitigazione.

1.6 Manipolazione e stoccaggio dei Prodotti Fitosanitari, dei relativi imballaggi e dei resti
Il controllo delle sorgenti di contaminazione puntiforme, e la conseguente riduzione della contaminazione ambientale, è strettamente correlato alla caratteristiche strutturali e gestionali dell'azienda e se si vuole perseguire l'obiettivo di un uso sostenibile degli agrofarmaci, non si può sottovalutare l'importanza del contesto ambientale. La sensibilizzazione e la formazione degli operatori sulla corretta gestione e manipolazione degli agrofarmaci rappresenta la più efficace forma di mitigazione. Questo implica però anche l'adeguamento delle infrastrutture aziendali e delle attrezzature i cui costi dovranno essere adeguatamente supportati da adeguate politiche economiche .
Le indicazioni fornite al punto 1.6.3.1 non sono chiare e tra le azioni del punto 1.6 non sono prese in considerazione forme di mitigazione della contaminazione puntiforme quali i sistemi di decontaminazione delle acque reflue come, a puro titolo di esempio, i Biobed, Heliosec, Biomassbed.
Questi sistemi sono in generale molto efficaci,in quanto determinano una decontaminazione delle acque superiori anche del 90%.
Ricordiamo che, anche se l'agricoltore e le sue attività sono di importanza centrale, l'adozione di buone pratiche agricole è chiaramente fondamentale ma non sufficiente e la messa a punto di soluzioni realmente efficaci richiede un approccio interdisciplinare e la reale conoscenza del territorio

1.7 - Difesa Integrata
Quel che emerge dall'analisi del piano, e in particolare gli articoli relativi alla lotta integrata obbligatoria, è che, come già ribadito nelle considerazioni generali, molto peso viene dato a tecnologia e informazione, strumenti ritenuti fondamentali per il raggiungimento degli obbiettivi.
Questi due aspetti richiedono un'enorme disponibilità di mezzi e risorse umane e quindi uno sforzo da parte delle Autorità non indifferente.
L'operatore agricolo, se ben supportato e informato, non avrà difficoltà a recepire i principi generali di base di lotta integrata. L'obbligo di "informare, produrre informazioni e fornire gli strumenti necessari" all'utilizzatore professionale è demandato alle Regioni e questo potrebbe comportare una non uniformità dei risultati a livello nazionale.

2. Strumenti di verifica del raggiungimento degli obiettivi (Indicatori)

2.4 Indicatori utilizzati a livello nazionale

E' scritto nel piano:
In attesa che vengano individuati gli indicatori armonizzati di cui al punto 2.3 (Allegato IV della Direttiva) nel piano è indicato che potranno essere elaborati indicatori per:
- valutazione del rischio per gli operatori
- valutazione del rischio per gli organismi acquatici
- valutazione di rischio per le acque di falda
- valutazione di rischio per i consumatori

Anche in questo caso le indicazioni sono molte generiche. Viene indicato cosa si vuole proteggere ma non si danno indicazioni su chi dovrà utilizzare gli indicatori, la scala a cui si deve operare, quali sono i dati a disposizione e come saranno utilizzate le informazioni. Tutte queste informazioni sono fondamentali per scelta o lo sviluppo degli indicatori da utilizzare.

Per quanto riguarda invece i supporti si fa riferimento esclusivamente a sistemi informativi con
sostanze attive registrate in Italia con le relative caratteristiche tossicologiche ed eco-tossicologiche che saranno desunte dalla documentazione ufficiale disponibile.
Gli indicatori di rischio elencati sono prevalentemente indicatori di esposizione che prevedono l'uso anche di modelli matematici; non si fa riferimento a sistemi informativi geografici per reperire le informazioni territoriali né ad altro tipo di supporto per il reperimento delle informazioni necessari all'applicazione degli indicatori.
Sarebbe auspicabile prima della scelta dell'indicatore, un'indagine sul tipo e qualità dei dati a disposizione.

A causa della elevata variabilità geografica, strutturale delle aziende agricole e colturale caratterizzante la realtà agricola nazionale, gli agricoltori hanno bisogno di diversi set di strumenti di gestione del rischio, in funzione della loro attitudine al rischio. Quindi è importante prendere in considerazione non solo gli indicatori di rischio ambientale, ma anche quelli sociali ed economico che nell'elenco non sono presi in considerazione utili anche per una giusta allocazione delle risorse.

Si fa riferimento ai dati di monitoraggio per la valutazione della riduzione del rischio per le acque. Attenzione però. Il monitoraggio mi dà un'indicazione a posteriori e nulla mi dice sulle cause che hanno determinato la presenza/assenza di un dato agrofarmaco nelle acque. Gli agrofarmaci hanno una frequenza generalmente stagionale, legata al periodo di utilizzo, sono correlati al tipo di colture e la loro diffusione nell'ambiente dipende non solo dalle caratteristiche intrinseche della molecole ma anche dal contesto territoriale .
Il monitoraggio degli agrofarmaci nelle acque, se impiegato per la valutazione dell'efficacia delle azioni e delle misure del piano quindi, deve essere pianificato in modo appropriato e attento e prevedere l'uso di modelli che consentano l'individuazione di aree a criticità ambientali (rif bibl Calliera Finizio Capri Biologi Italiani 9/2009) .

I soggetti coinvolti nell'elaborazione, gestione e analisi dei risultati degli indicatori sono diversi Sarebbe opportuno prevedere un processo di consultazione pubblica dedicata specificatamente agli indicatori ove tutti gli stakeholders sono invitati a partecipare.

Alcune brevi raccomandazioni di ordine pratico nella scelta e nell'uso degli indicatori

Innanzitutto, non é dall'applicazione di un singolo indicatore che si puo desumere la riduzione del rischio in funzione dell'uso. Occorre un dato medio di partenza che consenta nel tempo la comparazione stematica delle rilevazioni in termini di efficacia, efficienza e trend delle misure di mitigazione.

Inoltre, come osservato in precedenza, concentrarsi su indicatori che determinano la presenza/ assenza di un fenomeno o di una sostanza non é sufficiente ad identificare la bontà delle misure di mitigazione




Dr. Maura Calliera
OPERA Scientific Officer


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