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GLI INDICATORI- scegli un indicatore
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Gli indicatori del sistema agricolo
Gli indicatori del sistema fisico - ambientale
Le diverse tipologie di svantaggio
Marginalità (definizione estensiva e restrittiva)
Confronto tra aree svantaggiate "Atlante" e aree svantaggiate ex direttiva CEE 268/75
Confronto tra aree svantaggiate "Atlante" ed indicatori di performance (reddito diponibile pro-capite al 2006)
Confronto tra aree svantaggiate "Atlante" ed indicatori di performance (variazione demografica 2001 - 2008)
 

 


LA GEOGRAFIA DELLO SVANTAGGIO NELLA REGIONE CALABRIA

La Calabria rappresenta una delle regioni col reddito pro capite tra i più bassi del panorama nazionale, e in futuro c’è ancora molta strada da fare per cambiare questo stato delle cose. Dal punto di vista della struttura economica regionale occorre segnalare il ruolo rivestito dal settore dei servizi che assorbono circa il 78% e dell’industria (circa il 17,6%) sulla formazione del valore aggiunto, ponendo la regione tra gli ultimi posti della graduatoria decrescente. Il peso assunto invece dall’artigianato nella formazione del valore aggiunto regionale è del 10,7%, in calo rispetto al dato precedente ed inferiore alla media nazionale. Il quadro economico della regione mostra valore aggiunto crescente nei servizi, in special modo il commercio, mentre l’industria ha dato qualche segnale di stagnazione. Il comparto agricolo ha visto ridursi il suo peso specifico rispetto al picco del 2004, ma è su livelli più elevati di quelli riscontrati all’inizio del decennio.
Il decennio appena concluso ha, nel complesso, confermato le problematiche della regione, che si poggia su un’economia molto orientata al terziario e alle costruzioni, e con basi industriali non sempre sicure.

Nel 2008 la Calabria si trova sul fondo della graduatoria regionale per PIL pro capite, al penultimo posto davanti alla sola Campania e con un valore per abitante molto sotto alle medie nazionali, e leggermente inferiore anche rispetto ai valori della macro regione di riferimento, l’Italia Meridionale. Il PIL globale, nello stesso anno, è pari a 34.156 milioni di euro: nella graduatoria regionale sempre nella seconda metà ma un po’ più in alto, dato che sorpassa regioni con Pil pro capite superiore ma minore popolazione (per esempio le due province che compongono il Trentino Alto Adige).
La crescita in termini reali del PIL nell’ultimo decennio conferma per la regione Calabria un dato inferiore alle medie nazionali, con una crescita 1998-2008 del 10,3% del PIL con anno di riferimento il 2000, in linea con il valore dell’Italia Meridionale del decennio.
In questo contesto l’agricoltura ha seguito sentieri evolutivi differenti rispetto agli altri comparti: si è verificato un picco di crescita del valore aggiunto agricolo nel 2004, per poi iniziare una graduale discesa che sembra essersi finalmente arrestata nel 2007 e nel 2008.

L’agricoltura calabrese si è smarcata anche dal dato nazionale, soprattutto perché i livelli raggiunti dall’agricoltura negli ultimi anni sono nettamente superiori rispetto a quelli di fine anni ’90. A livello nazionale l’agricoltura ha tenuto le posizioni nell’arco del decennio, mentre lo stesso non si può affermare per la Calabria, nella cui serie storica si nota una netta discontinuità negli anni 2000, fortunatamente di segno positivo.
Il settore nell’ultimo decennio ha subito una contrazione occupazionale piuttosto ridotta se confrontata con altre realtà, passando da 83.900 occupati del 1998 a 79.700 nel 2008, e questa lieve riduzione abbinata con la crescita del valore aggiunto in termini reali farebbero pensare che ci siano state anche delle migliorie dal punto di vista della produttività del lavoro. Detta contrazione è generalizzata a livello nazionale anche con dimensioni maggiori di quelle calabresi, e l’abbandono delle coltivazioni è una problematica nazionale dovuta alla concorrenza estera, a problemi di ricambio generazionale e altri fattori. Il peso occupazionale del settore rimane comunque tra i più elevati a livello nazionale, pari al 12,6% degli occupati nel 2008 contro una media nazionale del 3,9%. Il peso in termini di valore aggiunto dell’agricoltura a livello regionale nel decennio ha subito una flessione, passando dal 6,6% al 5,0%, anche se è giusto puntualizzare che tale dinamica è il risultato di due forze, per cui la tenuta del settore agricolo va riconsiderata all’interno di un contesto economico con alcune difficoltà.
Analizzando i dati delle produzioni dalla contabilità territoriale sono avvenuti alcuni cambiamenti di una certa importanza nel periodo osservato: tutte le produzioni cereali sono diminuite rispetto al 1997, solo il frumento duro sembra avere mantenuto una sua stabilità.
Nelle ortive c’è stato un riorientamento delle superfici, ma soprattutto una grande crescita della produttività in tante tipologie, molti ortaggi come cavoli, cavolfiori, melanzane, pomodori, peperoni sono cresciute, solo la barbabietola da zucchero presenta diminuzione significativa dei quintali prodotti (-87%).
Tra le produzioni ad elevato valore aggiunto la produzione di uva da vino è diminuita del 40%, il vino del 50% (rispetto al 1997), ma la produzione di olio è cresciuta del 20%, e tutti gli agrumi sono in netta ascesa (arance +72%, clementine +120%), oltre ad altri frutti come mele, pesche e pere.

L’allevamento nel 1997 era poco diffuso, e le due specie più numerose erano bovini e suini: dati più recenti ci dicono che i suini sono divenuti la prima tipologia dell’allevamento calabrese, anche grazie ad una crescita del 37% nel decennio osservato, mentre i bovini sono diminuiti dell’8%.

Particolare interesse riveste quindi in un simile contesto economico sia il tema delle aree svantaggiate che quello di una progressiva ridefinizione dei termini con cui questo stesso tema si presenta nello scenario regionale.
In termini quantitativi la presenza di condizioni di svantaggio nel contesto regionale calabrese è riscontrabile in una quota rilevante del territorio:
• 50 comuni – se si adotta la definizione più “restrittiva” di aree svantaggiate che abbiamo proposto, localizzati per la maggior parte nel territorio della provincia di Cosenza che occupano il 19% del territorio ed ospitano appena il 5% della popolazione regionale;
• 150 comuni – se viceversa si adotta la più “estensiva” delle definizioni proposte – che ampliano la superficie interessata sino al 42% del territorio complessivo regionale ospitando una quota abbastanza limitata della popolazione calabrese (14%)



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