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18/02/13

GAL La Cittadella del Sapere

logo GAL La Cittadella del Sapere

Comunicato stampa

Il Gal La Cittadella del Sapere e l'APT Basilicata comunicano che Domenica 17/02/2013, h 10.05, su  Rai1 andrà in onda MIXITALIA II Puntata 19, dedicata alla nostra Basilicata.

Cattedrali e vino rosso, piccoli miracoli e grandi castelli, montagne che sembrano le Dolomiti e cibi che vengono dalla storia. La Basilicata di Paola Saluzzi, giornalista e raffinata conduttrice tv, è questo e altro. È la Basilicata raccontata da"Mixitalia" nella puntata in onda domenica 17 febbraio, con Fabrizio Rocca come sempre a  sondare il territorio e Chiara Giacomelli in studio a guidare l'intervista all'ospite. Si parte da Acerenza, considerato uno dei borghi più belli d'Italia, un pezzo di medioevo incastonato fra i boschi. È una delle città più antiche dell'intera Basilicata e sorge su una rupe di tufo calcareo. Anticamente, la posizione di Acerenza era considerata importante dal punto di vista strategico perché dominava le grandi arterie che collegavano il Sud a Roma. D'altra parte, il suo nome significa proprio "luogo alto". Acerenza è conosciuta come "la città cattedrale", per via della grande e severa chiesa dell'Undicesimo secolo che la sovrasta. Pinuccio Palo, vecchio amico di Paola Saluzzi, guida "Mixitalia" fin nelle sue viscere, nella cripta del Cinquecento, dove si trova il celebre bastone di San Canio: un bastone di legno che sfida le leggi della fisica, in quanto, fenomeno scientificamente inspiegabile, si muove spontaneamente. "A volte è vicino all'apertura e si può toccare con le dita, altre invece è a metà o in fondo all'abitacolo, per cui è irraggiungibile", spiega Palo. "Secondo la tradizione, i fedeli introducevano la mano e, se il bastone si lasciava toccare, voleva dire che si era senza peccati, altrimenti il bastone si ritraeva".

E poi, i dintorni, fra le vigne dove cresce l'Aglianico, il vino più celebre e rinomato di queste terre. Il Vulture, sulle cui pendici sono distesi i filari dell'Aglianico, è un vulcano. E dunque - come spiega l'agronomo Gerardo Giuratrabocchetti - il terreno ha caratteristiche molto particolari, che conferisce al vino. Dalle nostre parti, i contadini dicono che il tufo "allatta la pianta". Le grotte nelle quali sono conservate le botti di Aglianico, infatti, sono state scavate nel tufo circa 4 secoli fa e appartenevano ai monaci francescani. Qui ci sono le condizioni ideali di temperatura e umidità per l'affinamento del vino e, grazie alla ventilazione dell'ambiente, l'umidità non crea muffe sulle pareti, ma alghe. Alghe bianche e non verdi, perché non ricevono luce solare.

Altro borgo, altro castello: quello di Pietrapertosa, la cui struttura originaria è saracena e che, in seguito, è diventato il castello svevo - normanno. Oggi questo splendido edificio è stato restaurato ed è visitabile. Di fronte a Pietrapertosa c'è Castelmezzano, antico paese al quale si può arrivare...volando: con un carrello che corre a 120 chilometri l'ora e che in pochi attimi permette di approdare sani e salvi in paese. Impresa che anche il povero Rocca è costretto ad affrontare.

A Melfi, adesso. Nel castello tanto amato e a lungo abitato da Federico II di Svevia, che qui amava praticare la caccia con i suoi falconi. Federico II, spiega lo storico Michelangelo Levita, era un personaggio straordinario: "Eclettico, poliglotta, fu condottiero, legislatore, scienziato, letterato e anche molto di più. Dedicò la sua vita alla costruzione di un grande impero mediterraneo, ma possiamo anche dire che fu un anticipatore del Rinascimento qui al sud".

Per gustare i cibi della Basilicata si torna invece ad Acerenza, lì dove il viaggio nei luoghi dell'anima di Paola Saluzzi era iniziato, ospiti di Nicola Stefanile e della sua chef Patrizia. Si comincia con gli antipasti: dai peperoni "cruschi", cioè secchi, uno dei simboli della gastronomia lucana, agli antipasti di capocollo, dalle salsicce, alla frittata con asparagi. Come primo, invece, "lagane", pasta di farina e acqua, con ceci o fagioli. E, poi, agnello arraganato, cotto al forno con pomodoro e patate, carne di podolica e il "cutturiddu", zuppa di carne d'agnello e ortaggi. Da bere? Aglianico del Vulture, ovviamente.
 

 

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