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GLI INDICATORI- scegli un indicatore
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Gli indicatori del sistema agricolo
Gli indicatori del sistema fisico - ambientale
Le diverse tipologie di svantaggio
Marginalità (definizione estensiva e restrittiva)
Confronto tra aree svantaggiate "Atlante" e aree svantaggiate ex direttiva CEE 268/75
Confronto tra aree svantaggiate "Atlante" ed indicatori di performance (reddito diponibile pro-capite al 2006)
Confronto tra aree svantaggiate "Atlante" ed indicatori di performance (variazione demografica 2001 - 2008)
 

 


LA GEOGRAFIA DELLO SVANTAGGIO NELLA REGIONE PIEMONTE

Il Piemonte rappresenta una delle regioni più importanti sotto il profilo economico, essendo sede di un buon numero distretti produttivi ad alta concentrazione di imprese che ne fanno uno dei luoghi di massima attività economica dell’Italia Settentrionale. Il quadro economico della regione parla di dinamiche crescenti fino al 2007, con dinamiche contrastanti dato che l’industria ha vissuto periodi altalenanti con momenti di crescita e momenti di rallentamento, mentre i servizi sono sempre cresciuti dal 2000, in special modo servizi ad elevato valore aggiunto come l’intermediazione finanziaria e le attività immobiliari. Il comparto agricolo quindi non è il solo ad attraversare un momento non felicissimo, anche se ovviamente l’impatto superiore è quello dell’industria.
Il decennio appena concluso ha, nel complesso, accresciuto l’importanza ed il peso economico della regione a livello nazionale, ma la presenza sul territorio di distretti a basso contenuto tecnologico pone qualche interrogativo sul futuro di queste tipologie produttive, soprattutto in relazione all’esplosione della recessione economica di fine 2008.

Nel 2008 il Piemonte si trova nel centro della graduatoria regionale per PIL pro capite, al nono posto e con un valore per abitante superiore rispetto alle medie nazionali, ma inferiore rispetto ai valori della macro regione di riferimento, l’Italia Nord-Occidentale (Valle d’Aosta e Lombardia si trovano su valori più elevati). Il PIL globale, nello stesso anno, è pari a 126.855,7 milioni di euro: nella graduatoria regionale sale al quinto posto, dato che sorpassa regioni con Pil pro capite superiore ma minore popolazione (per esempio le due province che compongono il Trentino Alto Adige), ma è superato da regioni ad elevata popolazione quali Lombardia, Lazio, Veneto.
La crescita in termini reali del PIL nell’ultimo decennio vede il Piemonte in basso nella graduatoria regionale con un valore del 9,5%, inferiore rispetto alla media nazionale e anche rispetto a quella dell’Italia Nord-Occidentale (12% e 11% rispettivamente). Questa è un’altra conferma del momento di relativa stasi dell’economia regionale.

In questo contesto l’agricoltura ha seguito sentieri evolutivi differenti rispetto agli altri comparti: si è verificato un picco di crescita del valore aggiunto agricolo nel 2004, per poi iniziare una graduale discesa che sembra essersi finalmente arrestata nel 2007 (ultimo dato disponibile). In questa successione l’agricoltura piemontese ha seguito molto da vicino la dinamica del dato nazionale.
a livello nazionale l’agricoltura ha seguito una dinamica che nell’arco del decennio non si è allontanata molto dai valori di partenza, e lo stesso si può affermare per il Piemonte.
Il settore nell’ultimo decennio ha visto aumentare il suo numero di occupati, dai 67.500 del 1998 ai 73.300 del 2008, e questo incremento unito ai dati del valore aggiunto fanno intuire un problema di diminuzione della produttività nel comparto agricolo piemontese.
Causa l’incremento di natura demografica degli occupati totali, il peso occupazionale dell’agricoltura è leggermente diminuito ed è pari al 3,6% degli occupati nel 2008 contro una media nazionale del 3,9%. Il peso in termini di valore aggiunto dell’agricoltura a livello regionale nel decennio ha subito una riduzione simile, passando dal 2,4% all’1,5%, anche se è giusto puntualizzare che tale dinamica è il risultato di due forze, per cui alla stagnazione del settore agricolo si somma un contesto economico in crescita grazie all’impatto del settore terziario.
Analizzando i dati delle produzioni dalla contabilità territoriale sono avvenuti alcuni cambiamenti di una certa importanza nel periodo osservato: tutte le produzioni cereali sono cresciute rispetto al 1997, e alcune di queste che nel 1997 erano praticamente inesistenti, come il frumento duro, si sono diffuse nel decennio osservato. Nelle ortive c’è stato un riorientamento delle superfici, alcune coltivazioni che negli anni ’90 erano molto diffuse come la barbabietola da zucchero ed il girasole hanno lasciato spazio ad altri ortaggi come pomodori e zucchine. Tra le produzioni ad elevato valore aggiunto la produzione di uva da vino è cresciuta del 15%, il vino invece è diminuito drasticamente (rispetto al 1997), e si sono diffusi frutti come pere, nocciole e kiwi.

L’allevamento nel 1997 era suddiviso in tre tipologie prevalenti: bovini, suini, e pollame; i dati più recenti ci dicono che le produzioni bovine hanno mantenuto intatti i volumi prodotti, il pollame è diminuito del 25% in dieci anni mentre l’allevamento suino ha fatto il percorso inverso crescendo del 33%.
Particolare interesse riveste quindi in un simile contesto economico sia il tema delle aree svantaggiate che quello di una progressiva ridefinizione dei termini con cui questo stesso tema si presenta nello scenario regionale.

In termini quantitativi la presenza di condizioni di svantaggio nel contesto regionale piemontese è riscontrabile in una quota rilevante del territorio:
• 149 comuni – se si adotta la definizione più “restrittiva” di aree svantaggiate che abbiamo proposto, localizzati per la maggior parte nel territorio più montano delle province di Cuneo, Torino e Verbano-Cusio-Ossola, che occupano più del 24% del territorio ed ospitano appena l’1,6% della popolazione regionale;
• 334 comuni – se viceversa si adotta la più “estensiva” delle definizioni proposte – che ampliano la superficie interessata sino al 37,2% del territorio complessivo regionale ospitando una quota abbastanza limitata della popolazione piemontese (9,5%).


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