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GLI INDICATORI- scegli un indicatore
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Gli indicatori del sistema agricolo
Gli indicatori del sistema fisico - ambientale
Le diverse tipologie di svantaggio
Marginalità (definizione estensiva e restrittiva)
Confronto tra aree svantaggiate "Atlante" e aree svantaggiate ex direttiva CEE 268/75
Confronto tra aree svantaggiate "Atlante" ed indicatori di performance (reddito diponibile pro-capite al 2006)
Confronto tra aree svantaggiate "Atlante" ed indicatori di performance (variazione demografica 2001 - 2008)
 

 


LA GEOGRAFIA DELLO SVANTAGGIO NELLA REGIONE TOSCANA

Le performance conseguite dall’economia Toscana sono di notevole rilievo. Le imprese dei servizi, del commercio e dell’intermediazione finanziaria recitano la parte del leone per quanto riguarda l’incidenza sulla formazione del Pil regionale, ben il 70,5% deriva da queste imprese. Infine le imprese artigianali fanno registrare una quota di valore aggiunto (14,2%) che si colloca al quinto posto nel Paese grazie ad una buona presenza sul territorio toscano di queste attività.
Il quadro economico della regione parla di dinamiche crescenti fino al 2007, l’ultimo anno pre-crisi, con valore aggiunto crescente nell’industria (la crescita è stata costante e senza pause sia che si parli di industria manifatturiera, che di costruzioni), e nei servizi, in special modo il commercio e le attività del terziario avanzato. Il comparto agricolo dopo il momento difficile tra il 2003 ed il 2004 sembra aver ritrovato la strada per una crescita continua e costante del proprio valore aggiunto.

Nel 2008 la Toscana si trova nel centro della graduatoria regionale per PIL pro capite, all’ottavo posto e con un valore per abitante superiore di oltre 2 mila euro rispetto alle medie nazionali, ma di poco inferiore rispetto ai valori della macro regione di riferimento, l’Italia Centrale (il Lazio con un reddito più elevato e maggiore popolazione alza la media della macroregione). Il PIL globale, nello stesso anno, è pari a 106.073 milioni di euro: nella graduatoria regionale scala qualche posizione arrivando al sesto posto e lasciandosi dietro regioni con molti abitanti residenti come Lazio, Campania e Sicilia.
La crescita in termini reali del PIL nell’ultimo decennio è buona per la regione e superiore rispetto alla media nazionale, con una crescita 1998-2008 del 14,3% del PIL con anno di riferimento il 2000, anche se nel 2007-2008 tale grandezza è diminuita, causa la recessione generalizzata. L’Italia Centrale ha avuto una crescita nel decennio di poco superiore, e questo a causa della contemporanea crescita maggiore sia nel Lazio, che nelle Marche.

In questo contesto l’agricoltura ha seguito dinamiche di crescita differenti rispetto agli altri comparti: si è verificato un picco di crescita del valore aggiunto agricolo nel 2004 e nel 2008, ma in termini reali dopo il 2004 l’agricoltura regionale è su livelli superiori di quelli di inizio secolo. a livello nazionale l’agricoltura ha tenuto le posizioni nell’arco del decennio, mentre lo stesso non si può affermare per la Toscana, che nel 2002 si è svincolata dall’andamento nazionale per seguire un sentiero di crescita differente e migliore.
Il settore nell’ultimo decennio ha subito una diminuzione dell’occupazione non pesantissima, passando da 46.000 occupati del 1998 a 41.600 nel 2008, e questa contrazione unita con l’incremento del valore aggiunto porterebbe a pensare ad incrementi importanti di produttività per il settore primario toscano. Oltretutto la contrazione degli occupati è generalizzata a livello nazionale, non è solo una peculiarità della regione oggetto d’indagine, e l’abbandono delle coltivazioni è una problematica nazionale dovuta alla concorrenza estera, a problemi di ricambio generazionale e altri fattori.
La stesse considerazioni valgono per il peso occupazionale del settore, pari al 2,4% degli occupati nel 2008 contro una media nazionale del 3,9%. Il peso in termini di valore aggiunto dell’agricoltura a livello regionale nel decennio ha subito una diminuzione, passando dal 2,5% al 2%, anche se è giusto puntualizzare che tale dinamica è il risultato di due forze, per cui le difficoltà del settore agricolo si sommano ad contesto economico contraddistinto da una grande crescita.
Analizzando i dati delle produzioni dalla contabilità territoriale sono avvenuti alcuni cambiamenti di una certa importanza nel periodo osservato: tutte le produzioni cereali sono diminuite rispetto al 1997, con la sola esclusione dell’orzo. Nelle ortive c’è stato un riorientamento delle superfici, alcune coltivazioni che negli anni ’90 erano molto diffuse come la barbabietola da zucchero ed il girasole hanno lasciato spazio ad altri ortaggi come pomodori e peperoni. Tra le produzioni ad elevato valore aggiunto la produzione di uva da vino è cresciuta del 45%, il vino del 10% (rispetto al 1997), ma la produzione di olio è calata del 25%. Tra le fruttifere mele, pere e pesche sono tutte in crescita.

L’allevamento nel 1997 si reggeva su tre capisaldi: bovini, suini, e pollame; e i dati più recenti confermano il quadro del 1997 con una certa stabilità di fondo nel decennio che non ha registrato grandi cambiamenti. Particolare interesse riveste quindi in un simile contesto economico sia il tema delle aree svantaggiate che quello di una progressiva ridefinizione dei termini con cui questo stesso tema si presenta nello scenario regionale.

In termini quantitativi la presenza di condizioni di svantaggio nel contesto regionale toscano è riscontrabile in una quota rilevante del territorio:
• 63 comuni – se si adotta la definizione più “restrittiva” di aree svantaggiate che abbiamo proposto, localizzati per la maggior parte nel territorio montano della lunigiana, e parte delle colline tra Lucca, Siena e Firenze che occupano più del 31% del territorio ed ospitano appena il 5% della popolazione regionale;
• 122 comuni – se viceversa si adotta la più “estensiva” delle definizioni proposte – che ampliano la superficie interessata sino al 50% del territorio complessivo regionale ospitando una quota abbastanza limitata della popolazione toscana (17%).


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Image Map Sample GIOVANNI ANTONIO VERONA LAVAGNO