Il Forte Colle delle Benne o anche Forte San Biagio (nome attribuito dagli italiani) è una delle fortificazioni austro-ungariche facenti parte della Fortezza di Trento (Festung Trient). È situato nei pressi della località Ronchi del Col de le Bène nel territorio comunale di Levico Terme, in provincia di Trento, uno dei 41 comuni interessati dalla strategia di Sviluppo locale del Gal Trentino Orientale. Si tratta di una zona a forte vocazione agricola e turistica. Il turismo è concentrato per lo più nel periodo estivo, ad eccezione dei centri attrezzati per gli sport invernali, localizzati soprattutto nelle zone di Primiero San Martino di Castrozza e degli Altipiani Cimbri.
Il territorio è caratterizzato dalla presenza di importanti laghi balneabili (Levico e Caldonazzo) e da rinomati centri termali come Levico e Roncegno. L'area presenta una discreta rete di infrastrutture per l'attività "outdoor", una ricca rete di percorsi per il MTB e per l'escursionismo, che attirano appassionati nella stagione estiva. Si tratta di una zona con una consistente offerta, per lo più basata sulle risorse naturali, poco ancorata ai fattori identitari e culturali locali. È proprio con l'obiettivo di rafforzare i legami tra agricoltura, ambiente e turismo che la Provincia Autonoma di Trento ha concentrato l'intervento dello sviluppo locale Leader, finanziato attraverso il PSR 2014-2020, in quelle aree che necessitano maggiormente di un approccio integrato capace anche di favorire la creazione di una offerta innovativa e occasioni di occupazione per le fasce più giovani della popolazione.
Il progetto, realizzato nel Forte Colle delle Benne di Levico, è un piccolo progetto nato inizialmente dall'azione volontaria di un gruppo di giovani locali che hanno chiesto al Comune di poter riaprire il maniero, per avviare al suo interno un percorso di digitalizzazione strutturato in tre nuovi percorsi di visita pensati per diversi target di visitatori: famiglie con bambini, scolaresche e categorie di soggetti svantaggiati, come i ragazzi affetti da dislessia. Grazie al ricorso di una serie di giochi e guide interattive, viene proposta al visitatore un'esperienza attiva che lo impegna virtualmente nella gestione del Forte.
Elemento centrale ed innovativo del progetto, oltre alla creazione di un'applicazione di supporto alla visita e all'installazione di QR-Code, è la realizzazione di un videogioco inclusivo, "Skies of Manawak", progettato per l'allenamento cognitivo a supporto del trattamento di bambini/e ragazzi/e (7-13 anni) con Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA) e inserito in tablet messi a disposizione dei visitatori. Il videogioco è stato sviluppato con la collaborazione di due giovani ricercatori dell'Università di Trento che hanno così avuto modo di vedere applicato concretamente uno strumento sperimentale. Perciò, in accordo con le più recenti ricerche sul tema dei DSA, il videogioco integra un allenamento cognitivo nella narrativa generale di un gioco, fornendo un'esperienza allo stesso tempo coinvolgente ed efficace. "Skies of Manawak" integra in una vera narrativa di gioco, una serie di esercizi, validati scientificamente, sotto forma di mini—giochi.
L'iniziativa, anche se recentemente inaugurata, sta già riscuotendo un notevole successo e incrementando sensibilmente le visite presso il maniero.
Il coinvolgimento di giovani locali e l'azione di networking ha permesso di rafforzare lo stock di competenze e know-how a disposizione dei piccoli beneficiari locali.
Infatti, l'associazione dei giovani beneficiaria del progetto ha potuto contare sia sulle competenze dei ricercatori dell'Università di Trento, per lo sviluppo di
un gioco tarato sui fabbisogni cognitivi degli utenti con DSA, sia sulle competenze tecniche del Gal, per la gestione amministrativa del progetto. Quest'ultimo è un aspetto
particolarmente oneroso per i beneficiari degli interventi delle politiche di sviluppo rurale che a fronte del contributo economico devono rispettare una normativa e
iter-procedurale complesso.
A questi elementi si aggiunge l'azione di ascolto svolta in fase di predisposizione della Strategia e di animazione e informazione che ha accompagnato la pubblicazione dei bandi e che ha contribuito a far emergere e realizzare le proposte progettuali capaci di favorire processi di innovazione e occasione di occupazione nei settori più avanzati.
Il progetto "Digi-FdB: il forte digitale", realizzato
nel Forte Colle delle Benne di Levico Terme (TN), è un piccolo progetto nato
inizialmente dall'azione volontaria di un gruppo di giovani locali che hanno
chiesto al Comune di poter riaprire il maniero e avviare un percorso di
digitalizzazione. Attraverso questo progetto è stato possibile strutturare tre
nuovi percorsi di visita-gioco - pensati per diversi target di visitatori, fra
i quali i ragazzi affetti da dislessia - che integrano l'allenamento cognitivo
con la narrativa della vita di alcune figure chiave del forte: il cuoco e la
cucina, i soldati, ecc. Completa il progetto, la re-interpretazione digitale
degli spazi più significativi del forte, realizzata con il coinvolgimento di
artisti e pittori della zona. In questa maniera l'esplorazione reale e quella
digitale si sovrappongono, offrendo agli ospiti contenuti aggiuntivi di
carattere storico e interpretazioni artistiche, senza intaccare minimamente la
struttura del bene culturale.
Il progetto è stato sostenuto, nell'ambito della Strategie di
Sviluppo Locale del Gal Trentino Orientale finanziata dal PSR 2014-2020, con
l'obiettivo di rafforzare i legami tra agricoltura, ambiente e turismo. Ora il
Forte delle Benne è aperto costantemente al pubblico e sta progressivamente
diventando luogo per altre manifestazioni legate al valore culturale sia del
maniero sia delle produzioni agricole e della tradizione enogastronomica
locale. Da qualche mese alcune stanze del Forte sono anche diventate la cantina
di alcune aziende agricole che hanno trovato in questi spazi le condizioni
climatiche ideali per l'affinamento del vino.
É anche attraverso questi piccoli progetti che il FEASR
contribuisce a migliorare la qualità della vita nelle zone montane e, nel
contempo, a sostenere l'agricoltura ricca di piccole produzioni tradizionali
espressione dell'identità, del know-how e della biodiversità locale.
A cura di Raffaella Di Napoli
Agosto 2019