A circa 15 Km da Milano, all'interno del territorio neorurale di Giussago e a cavallo di alcuni Comuni della Provincia di Pavia, si sviluppa un'area in cui
l'ambiente e l'uomo vivono in totale armonia: il comprensorio neorurale della Cassinazza.
Il territorio si estende su una superficie di circa 1.500 ettari, ricchi di aree boscate, zone umide e terreni coltivati.
Il Comprensorio nasce a metà degli anni novanta, dalle idee pionieristiche della famiglia Natta che decise di recuperare le ampie distese di seminativi ridisegnando completamente il
paesaggio. Grazie, infatti, ad un processo di rinaturalizzazione orientato da Politiche Agro-ambientali Europee assai innovative, con l'introduzione di boschi e di aree umide,
l'orizzontalità e la sconfinatezza tipica dei territori risicoli è stata sostituita con una più naturale sintonia tra gli elementi territoriali e agricoli.
L'attività principale del comprensorio è la produzione di seminativi, in particolare di riso, coltivato sia in modo convenzionale sia biologico, in un contesto insolito ricco di ampie
aree umide, boschi, prati, siepi e filari campestri.
La gestione sostenibile delle aree del comprensorio è perseguita anche attraverso l'introduzione dell'agricoltura conservativa, ovvero di tecniche a ridotto impatto ambientale,
che stimolano lo sviluppo di comunità microbiche che migliorano le proprietà fisiche e chimiche dei terreni. Oltre alle tecniche di agricoltura conservativa, l'utilizzo di
ammendanti organici derivanti dal processo di recupero e riutilizzo dei rifiuti contribuisce a ripristinare la fertilità dei terreni agricoli. In quest'ottica di attuazione di
un'economia circolare il comprensorio neorurale è stato premiato dall'EMAS (Eco- management and audit scheme) nel 2017 come miglior esempio nazionale.
L'elemento sostanziale dell'area comprensoriale è rappresentato, sicuramente, dalla biodiversità vegetale e animale, realizzata attraverso la creazione di aree umide ai margini delle
risaie, i "rice field margin", e la piantagione di alberi autoctoni che costituiscono il bosco planiziale lombardo.
Il paesaggio così concepito dall'azienda diventa esso stesso un prodotto, in una nuova visione che dà vita all'agricoltura di terza generazione, secondo cui il territorio agricolo è
considerato come un motore economico e sociale, rispettoso dell'ambiente e volto al recupero del patrimonio rurale.
In questo habitat caratterizzato da elevati livelli di diversità viene prodotto, per la gran parte della superficie agricola utilizzata, un riso di alta qualità. La Cassinazza, nel 2017, ha realizzato
una linea ad hoc commercializzata dal Viaggiator Goloso con il marchio "Anno Mille", tre varietà: Carnaroli, Volano e Rosa Marchetti completamente coltivate in modo naturale, senza l'utilizzo di insetticidi ed a bassissimo apporto di concimi chimici. "Anno mille" richiama la naturalità del paesaggio che torna ad assomigliare a quello che poteva essere il paesaggio tipico oltre 10 secoli fa.
Il riso prodotto all'interno dell'area neorurale gode della certificazione "Biodiversity Alliance" da parte dell'ente CCPB, che garantisce produzioni compatibili
con l'obiettivi della tutela della biodiversità.
PSR 2007-13
Misura 214 - Pagamenti agroambientali
Misura 216 - Investimenti non produttivi
Misura 221 - Imboschimento di terreni agricoli
PSR 2014-20
Sottomisura 4.4 - Investimenti materiali per le aziende
Misura 10 - Pagamenti agro-climatico ambientali
Fonte: Intervista
A cura di Rita Iacono e Novella Rossi
Dati aggiornati a maggio 2018
Il Comprensorio neorurale della Cassinazza nasce a
metà degli anni novanta e oggi conta una superficie di circa 1.500 ettari all'interno
dei territori a cavallo della provincia pavese e milanese. L'area
comprensoriale fa parte del gruppo neorurale costituito da sette cascine: La
Cassinazza, La Darsena, Porchera, La Manzola, Cascina Guinzano, Cadenazza e
Santa Caterina.
La famiglia Natta, da anni, conduce l'azienda secondo
criteri di sostenibilità, cercando la giusta sintonia tra elementi naturali e
agricoli. E' proprio da una idea del suo fondatore, ingegner Giuseppe Natta,
infatti, che ha inizio il recupero di questi suoli, dedicati alla coltivazione
del riso e di altri seminativi, attraverso il ripristino di un paesaggio
naturale ricco di prati, di boschi, di ampie zone umide e una ricca avifauna.
L'elemento caratterizzante dell'area comprensoriale è
rappresentato dalla ricca biodiversità presente sul territorio. Grazie
all'opera della famiglia Natta, negli anni, si è provveduto a ricreare circa 78
ettari di boschi e 107 ettari di aree umide, che hanno permesso il
ripopolamento dell'intera zona con numerose specie di uccelli negli anni
scomparse e la creazione di un paesaggio oramai cancellato dagli interventi
agricoli occorsi nel tempo.
L'aspetto rilevante della Cassinazza è sicuramente
quello di aver affiancato all'attività tipicamente agricola un'attenzione agli
aspetti naturali tanto da considerare l'ambiente stesso un prodotto agricolo da
"produrre" con dedizione, con evidenti vantaggi sia in termini ecologici che
agronomici e la loro diffusione, non solo per i territori strettamente aziendali,
ma anche per le zone limitrofe.
Il comprensorio aziendale da 5 anni ha affiancato all'attività
agricola convenzionale la produzione biologica (circa il 10% dell'area), in
particolare di riso. Il prodotto convenzionale, pur non differenziandosi da
quelli coltivati con metodi tradizionali, resta di altissima qualità grazie all'habitat
naturale in cui cresce e la pressoché totale mancanza di input chimici grazie
alla presenza di insetti predatori positivi. Il riso "Anno Mille", così
registrato per rievocare la biodiversità, recuperata grazie all'immenso lavoro
di bonifica intrapreso dai monaci Benedettini nel medioevo, trova oggi posto
nella grande distribuzione attraverso il canale del Viaggiator Goloso.