Riconosciuto SIC dal 1989, "la Montagnola e Grotta dell'Acqua Fitusa" è situato in Sicilia, a Cammarata, in provincia di Agrigento. Il SIC in questione è interessante dal punto di vista naturalistico e archeologico e si colloca nell'area dei Monti Sicani, sull'estrema pendice orientale del Monte Cammarata (che con i suoi 1.578 metri è la vetta più alta della Sicilia) e a ridosso del fiume Platani. Nella zona sono presenti altri tre SIC: Monte Cammarata-Contrada Salaci, Pizzo della Rondine-Bosco di Santo Stefano Quisquina e Rocche di Castronuovo, Pizzo Lupo, Gurghi di S. Andrea, che sono contigui da un punto di vista strettamente spaziale, mentre Montagnola-Acqua Fitusa è distaccato dal gruppo di appena qualche migliaio di metri.
L'azienda agricola "Fastuchera" si estende per 16,5 ettari, divisi in otto appezzamenti sparsi tra Cammarata e San Giovanni Gemini (in provincia di Agrigento), di cui
1,20 all'interno dell'area protetta di Montagnola e Acqua Fitusa.
Nicola De Gregorio, unico proprietario dal 2011, ha acquistato pian piano i diversi terreni con l'intento di recuperare l'area e di ripristinarne le cultivar anticamente diffuse. La
"Fastuchera", infatti, che in siciliano significa "Pistacchieto" nasce con la finalità di recuperare gli alberi secolari e, anche attraverso il re-innesto di nuovi
pistacchi, ricreare l'habitat originariamente presente nel SIC. Del totale della superficie aziendale, quindi, 1,5 ettari sono destinati alle colture arboree, tra cui uliveti, mandorli
e, naturalmente, i pistacchi. Considerata la giovane età dell'azienda e la naturale lentezza dei tempi di crescita, la produzione di Nicola si basa attualmente sulle coltivazioni di
seminativi, che occupano 13 ettari dell'azienda. Maiorca, russiello e tumminia sono i grani antichi prodotti nei diversi appezzamenti, che vengono alternati alla coltivazione di
leguminose, anche da granella (ceci, lenticchie) e a piante foraggere come la sulla.
Tutte le coltivazioni seguono il metodo dell'agricoltura biologica, sia in presenza di certificazione (come nel caso dei cereali) che in assenza. Non sempre, infatti, Nicola ha
considerato redditizio certificare i prodotti, ma la sostenibilità e la sensibilità verso l'ambiente sono parte integrante della sua attività in azienda. Si occupa personalmente
della trasformazione e della vendita dei prodotti: farine (di grano e di ceci), ma anche pasta olio e frutta secca, vengono venduti al mercato contadino o direttamente in azienda.
L'elemento più significativo dell'esperienza della Fastuchera è la presenza del Campo di Conservazione del Germoplasma,
realizzato con i fondi del PSR Sicilia nella programmazione 2007-2013. Si tratta di un progetto di recupero di alcune cultivar arboree e agricole della
Sicilia e in particolare della contrada Pizziddu, quali il pero, le susine o alcune specie di piante utilizzate nei rituali magico- propiziatori. Il valore del
Campo è attualmente solo di tipo conservativo, ma è previsto nei prossimi anni uno sviluppo più redditizio grazie all'attivazione di forme di diversificazione delle entrate
con attività didattiche, divulgative e formative. Sono in programma, infatti, sentieri didattici e sensoriali all'interno del Campo, alla scoperta di varietà quasi scomparse
e aneddoti della storia siciliana.
Lo studio certosino delle varietà autoctone e l'abitudine di ripulire a mano il terreno ha portato Nicola a rivestire il ruolo di custode dell'area, non solo
dal punto di vista agricolo, ma anche naturalistico. È grazie al suo intervento, infatti, che alcune specie floristiche (asfodelo bianco) e faunistiche (specialmente aracnidi)
hanno potuto ripopolare questi campi, aumentando la rilevanza ambientale del sito. Inoltre, l'azione di ripulitura consente di prevenire, in parte, il rischio di incendi
(molto alto data l'aridità della zona). Relativamente all'azione di recupero del patrimonio storico, infine, va menzionato il progetto (ancora in fase embrionale) di
realizzazione del Giardino etno-botanico, con il quale Nicola intende creare un percorso di ricostruzione della storia della Sicilia attraverso le piante che hanno segnato
l'evoluzione culturale del popolo.
PSR 2007-13
Misura 214/2 az. B - Preservazione della biodiversità: Campi realizzati da Agricoltori custodi
PSR 2014-20
Misura 6.4 - Supporto alla diversificazione dell'attività agricola verso la creazione e sviluppo di attività extra-agricole
Fonte: Intervista
A cura di Annalisa Del Prete
Dati aggiornati a maggio 2018
Nicola De Gregorio, giovane ricercatore di 41 che si è occupato per diversi anni di etnoliguistica, siciliano originario di Cammarata (AG) gestisce dal 2011 l'azienda agricola "Fastuchera", che in dialetto locale vuol dire "Pistacchieto". L'avvio dell'azienda coincide con una azione di recupero di antichi pistacchieti a cui si alternano reintroduzioni e re-innesti della stessa cultivar. Altri 13 ettari, invece, sono coltivati con seminativi, in particolare tre varietà di grani antichi (maiorca, russiello e tumminia) alternati a leguminose, anche da granella (ceci, lenticchie) nonché piante foraggere come la sulla. I cereali vengono macinati al mulino e trasformati in pasta e farina che Nicola vende direttamente in azienda o nei mercati contadini. Si tratta di prodotti di agricoltura biologica anche se non sempre certificati. L'azienda è costituita da diversi appezzamenti che si collocano a cavallo tra più comuni e si inserisce in parte all'interno del SIC Montagnola e Acqua Fitusa. L'attività di ricerca - conducendo interviste sul campo tra gli agricoltori del posto per ricostruire la relazione tra le specie autoctone del territorio siciliano e le strutture linguistiche che accompagnano l'evoluzione storica dell'isola - lo ha condotto ad appassionarsi sempre di più alla biodiversità e alla cultura alimentare tradizionale dell'agrigentino e ad avvicinarsi con interesse rinnovato alle terre che frequentava da ragazzo. Il recupero dell'area del pistacchieto e dell'azienda ha permesso di ripristinare l'habitat preesistente innestando pistacchi sui terabinti e olivi sugli olivastri. Pian piano, quindi, il paesaggio del SIC viene recuperato, così come la biodiversità di un'area che, pur se storicamente agricola, aveva mantenuto intatta fino agli anni '60 la propria identità. Da alcuni anni Nicola ha avviato anche il recupero di antichi alberi da frutto realizzando un campo di germoplasma. L'intervento di Nicola, quindi, ha consentito di recuperare alcuni degli alberi secolari sopravvissuti all'agricoltura intensiva e di reintrodurre una coltivazione più sostenibile e rispettosa della tradizione.