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La multifunzionalità nelle aziende agricole condotte da giovani agricoltori

Questi alcuni dei risultati emersi dall'analisi condotta a partire da una rielaborazione per età dei dati rilevati nel 2009 nell'ambito dell'indagine "Il Welfare nelle aree rurali: il contributo dell'agricoltura - III annualità - Survey: Innovazione in agricoltura",  svolta dall'Università di Perugia e finanziata dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (DM S/2115 del 31/12/2003). Il quadro finale sul tema giovani e multifunzionalità indica anche una maggiore propensione degli under 40 già impegnati nella multifunzionalità alla valorizzazione in futuro delle attività connesse, associate a quelle classiche, ed una attenzione maggiore dei giovani verso l'ambiente in cui crescono i bambini, e servizi quali le scuole e le telecomunicazioni. Sono tutti d'accordo infine (under e over 40), sul fatto che il tipo di azienda che meglio si presta alla multifunzionalità è quella familiare.
Negli ultimi anni la multifunzionalità ha significato per molti agricoltori la possibilità di attingere ad un'ulteriore fonte di reddito e per molti giovani  una chiave decisiva per la scelta di investire o meno in futuro sull'attività agricola. 
L'indagine, condotta dalla Rete Rurale Nazionale, si è posta l'obiettivo di evidenziare e confrontare i comportamenti adottati dai giovani agricoltori (under 40) con quelli  degli operatori agricoli "non giovani" (over 40) riguardo le scelte produttive  e lo svolgimento o meno di attività secondarie.

Un primo macro-dato, che sembra accomunare  tutte le classi di età, è il fatto che, nonostante la consapevolezza di una riduzione di importanza delle produzioni classiche, la gran parte delle aziende si trova d'accordo sul fatto che non sia possibile condurre  l'attività aziendale facendo solo affidamento sulle attività connesse e tale opinione risulta ancora più radicata tra le aziende già operanti in modalità multifunzionale specie se condotte da giovani.

Però, e questo è un dato molto indicativo, i giovani agricoltori, sia che lavorino in aziende classiche, sia in quelle multifunzionali, sono quelli più propensi a sviluppare in futuro nuove attività multifunzionali: rispettivamente il 17,2% rispetto al 7,8% degli over 40 in quelle classiche e il 23% contro il 13% degli over 40 in quelle multifunzionali,  a testimonianza del fatto che ad oggi l'innovazione correlata alla diversificazione delle attività e quindi a soluzioni alternative di frazionamento del rischio di reddito siano maggiormente recepite dai giovani.

L'agricoltura multifunzionale risulta complessivamente diffusa nella misura del 27,3% delle aziende agricole intervistate. A livello territoriale e considerando le diverse fasce d'età si rilevano delle differenze che riguardano le regioni del Centro, dove la conduzione simultanea delle attività classiche e delle attività connesse risulta presente in modo più capillare (in 4 aziende su 10), specie tra i giovani (in 5 aziende su 10), e nelle Isole dove invece essa ricopre un ruolo minimale (poco più di un'azienda su 10, sebbene tra i giovani il rapporto salga a 2 aziende su 10).

In generale, la multifunzionalità si declina in  una rosa di attività comprendenti l'agriturismo, le fattorie didattiche, la vendita diretta in azienda, i servizi per l'ambiente, la produzione di energia alternativa, le produzioni fresche e trasformate e le fattorie sociali: fra queste,  quelle che registrano un maggiore grado di affermazione sono la vendita diretta, le produzioni fresche e trasformate e l'agriturismo (rispettivamente presenti nella misura del 18%, del 7,8% e del 7,2%).

Le attività che invece comportano un maggiore grado di innovazione e che denotano una più elevata sensibilità per le tematiche sociali e ambientali attuali - ossia i servizi per l'ambiente, la produzione di energia alternativa e le fattorie didattiche - sebbene ancora poco diffuse, risultano maggiormente praticate dalle aziende condotte da giovani (rispettivamente 4,7% rispetto al 2,7%; 2,5% rispetto all'1,7% e 2,2% rispetto allo 0,6%).

Per quanto riguarda la tipologia di attività, è interessante notare come  le aziende svolgono congiuntamente attività classiche e attività connesse sono maggiormente dedite alla vitivinicoltura e all'olivicoltura, indirizzi produttivi che soprattutto nel caso delle aziende condotte da giovani surclassano la cerealicoltura e gli allevamenti.

Altri dati, più inerenti a questioni di tipo socio-economico, ci dicono che i giovani sembrano apprezzare più degli anziani il vivere nelle zone rurali che preferiscono alla città per la vicinanza della natura e per l'ambiente in cui far crescere i propri figli, per l'assenza di traffico e per il basso inquinamento. Ciononostante, sono apparsi abbastanza consapevoli che diversi servizi offerti in queste zone sono insufficienti a partire da quelli dei trasporti, sanitari e scolastici, sino a quelli telematici, postali e bancari. A tale proposito va evidenziato che l'attenzione rivolta dai giovani agricoltori ai servizi offerti dal territorio in cui vivono appare leggermente diversa da quella dei conduttori più grandi di età, meno sensibili all'efficienza dei servizi scolastici, delle telecomunicazioni e ad internet e più esigenti nella richiesta dei servizi postali. Quanto emerso circa le diverse esperienze di vita attesta che anche nelle zone rurali è in atto un significativo cambiamento socio-culturale che, grazie alle generazioni giovani, cerca di conciliare al meglio gli aspetti positivi offerti dal territorio con le nuove potenzialità offerte dalla ricerca e dalla tecnologia.
L'analisi è stata effettuata dalla Rete Rurale Nazionale a partire da una rielaborazione dei dati rilevati nel 2009 nell'ambito dell'indagine "Il Welfare nelle aree rurali: il contributo dell'agricoltura - III annualità - Survey: Innovazione in agricoltura",  svolta dall'Università di Perugia e finanziata dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

 
 

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