Il settore agricolo emerge dalla lunga crisi economica con un numero di occupati superiore a quello del 2008, soprattutto grazie alla componente dipendente che, dal 2014, ha sorpassato quella autonoma. La maggiore incidenza del lavoro subordinato indica la diffusione di un modello aziendale, ancora di matrice familiare ma di tipo professionale, che si rivolge al mercato del lavoro per fare fronte a fabbisogni anche essi in evoluzione. Pertanto, oggi, il lavoro in agricoltura rappresenta una variabile cruciale sia per comprendere i fenomeni di diversificazione che stanno avvenendo nel settore primario, con l'ingresso di competenze che vanno anche al di là delle professionalità strettamente agricole, sia per analizzare le nuove fonti di lavoro dipendente, alimentate dai fenomeni migratori che vedono nel settore agricolo uno dei primi ingressi nel mondo del lavoro del Paese accogliente.
Le molte implicazioni di tipo sociale che caratterizzano il mercato del lavoro agricolo hanno imposto modalità di contrattazione proprie della cui varietà e dinamiche il Rapporto dell'Osservatorio Metes riporta una mappatura completa e attendibile.
La presentazione del Rapporto offre, al contempo, un'occasione di confronto sul fabbisogno conoscitivo e sull'esigenza di sistematizzazione delle fonti statistiche disponibili a beneficio della ricerca e delle istituzioni chiamate a programmare interventi di politica economica; soprattutto considerando il progressivo interessamento alla variabile del lavoro da parte delle politiche comunitarie e della stessa PAC, che da anni cerca di agganciare gli aiuti all'occupazione regolare, oltre a sostenere, con successi altalenanti e tutti da approfondire, l'ingresso a la permanenza dei giovani in agricoltura.